La metà del doppio. Fernando Bermùdez e l’interpretazione della relatività

La metà del doppio. Fernando Bermùdez e l’interpretazione della relatività

Recensione di Martino Ciano. In copertina “La metà del doppio” di Fernando Bermùdez, Spartaco edizioni, 2020

Se le interpretazioni sono ciò che rendono particolari e immortali i fatti, allora Fernando Bermùdez è un interprete della relatività e i suoi racconti descrivono una delle molteplici percezioni che possiamo avere di un evento, magari quella che più ci fa comodo. Lo scrittore argentino ricalca quella corrente che Borges ha inaugurato con le sue Finzioni. Finzioni che in Bermùdez sono invece piani concreti di una realtà che le parole sanno comporre e sgretolare.

È un’equazione quella che viene risolta in ogni racconto, in cui la trama pian piano si distrugge per giungere a una poetica di ricordi, di fatti, di possibilità, di alternative e di esperimenti linguistici che si raggruppano intorno al loro motore immobile. Ma la forza dello scrittore argentino è quella di rendere tutto semplice, normale, come se così fosse, come se la quotidianità fosse un ingorgo nel quale ci siamo abituati a vivere.

C’è una ricerca dell’infinito sul quale aleggia il senso di spaesamento di personaggi che si muovono in spazi senza tempo, in cui la continuità è solo mantenuta viva dalla costante interpretazione di quanto accade. Ignari di ogni conseguenza, i protagonisti di questi racconti incrociano e inseguono eventi. Pensiamo dunque a uno scrittore che inventa storie su storie, che prova a incastrare i pezzi, mentre ognuno di essi può dare inizio a un episodio diverso. E che sia proprio questo lavorio incessante a provocare il suo tumore al cervello? Che sia questo tentativo di ordine che mette scompiglio nella sua salute, anche mentale, tanto da sentirsi parte di un racconto?

I traumi irrisolti, la coazione a ripetere, i transfert sono tutti elementi freudiani che si instaurano tra queste pagine, come a voler catalogare, medicalizzare, nella logica umana ciò che non si può spiegare. Difficile credere che tutto intorno sia finzione, ripetizione di comode verità che lasciano sopravvivere l’uomo? Bermùdez ci accarezza e poi ci inganna, o meglio, ci sveglia da tutto ciò che credevamo di sapere.

Sette racconti da leggere con attenzione, capaci di sorprendere il lettore, di spingerlo oltre ogni comodo ragionamento. Una scrittura in cui ogni parola apre e chiude porte su ipotesi e possibilità che si sfidano. In tutto questo Bermùdez resta un autore da seguire.

Pregevole anche la postfazione di Gianni Barone, traduttore di questi racconti, che attraverso una limpida analisi storica ci dona importanti spunti di ricerca sulla letteratura argentina, la quale ha saputo abbracciare attraverso i suoi esponenti le evoluzioni artistiche più lontane. Doveroso quindi, ringraziare Barone per avermi fatto scoprire questo scrittore.

Post correlati