La grande porta

Poesia di Adriana Sabato

Come sempre arrivo, ma non riesco a scendere.
Non posso.

La strada troppo stretta non permette
l’apertura di meraviglie inedite.

Una strada, un imbuto che chiude, tappa nasi, orecchie, occhi.
Annebbia e confonde.
Grande porta non riesco a vederti.
Forse ti hanno distrutto, ti hanno bombardato.

Anche le parole sono dardi.
I dardi si tramutano in boccioli di rose in bocca ai poeti.
Mentre infuria la tempesta e i dipinti sono canti
nelle mani di musiche stanche di tuonare irritate
di fronte alla porta, la Grande Porta d’oro.

In un tempo ormai passato, in un tempo ormai fermo.
Bloccato sotto gli artigli di antiche tenebre.
Grande Porta, troppo a lungo i tuoi chiavistelli sono stati incatenati,
tu, ridotta in cenere, fossa di grandi ideali risorti,
fonte di metamorfosi artistiche,
di vita vissuta e poi rinnovata.

Hai fondamenta salde, la tua storia è ricordo fermo e perpetuo.
Immutati i pilastri di un popolo che soffre.
Salda la tua fede, salda la tua veduta, salda la tua missione,
saldo il tuo ricordo.
Scardina i lucchetti e accogli urla di dolore.
Accarezzino i figli, le madri.

Possano baciare i propri uomini senza timore ma solo per amore,
piangano i propri morti senza tema di altri patimenti,
possano salutare le spose i propri padri, ma senza la paura
di non vederli mai più.

Senza tremori, senza pianto, ma solo consolazione, solo sollievo.
Solo la parola fine…

 

 

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