Joris-Karl Huysmans, A ritroso, Rizzoli
Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Zona di Disagio. In copertina: “A ritroso” di J.K. Huysmans, Rizzoli, edizione Bur, 1982
Ci sono libri che per essere compresi vanno letti più volte. A ritroso è uno di questi. Il mio primo approccio con quest’opera è stato nel 2002, un anno di passaggio in cui il bisogno di solitudine e di disgusto verso tutto quello che mi circondava, mi ha fatto pensare a Des Esseintes come un modello da imitare. Ammetto che si trattava delle ultime manifestazioni di un’adolescenza turbolenta, ma che mi ha sempre spinto a cercare qualcosa in grado di sconvolgermi.
Huysmans ci riuscì allora e c’è riuscito anche questa volta. A ritroso è tornato tra le mie mani a Natale. Ho riletto la prefazione di Carlo Bo e mi sono rituffato tra le pagine di questo capolavoro. Con quattordici anni in più di letture, di nozioni e di buonsenso, le parole mi hanno svelato altri significati. Primo fra tutti: un testo di formidabile attualità.
L’autore scrive questo libro nel 1884; epoca di passaggio, di belle speranze, di democratizzazione della società, di scoperte scientifiche. Tutte cose che dovrebbero far sorridere, ma che in Huysmans e nel protagonista, Des Esseintes, provocano un effetto devastante. Il misantropo aristocratico fugge da Parigi per darsi in pasto a una vita di contemplazione, cercando nell’anonimato la rinascita.
Constatate la morte dell’arte, della lingua, della letteratura, della grazia e della dannazione; sacrificati i principi cardine della vita, Des Esseintes, ritorna alla felicità nella sua biblioteca, tra i suoi antichi libri; tra le opere d’arte che mostrano sensualità ed erotismo; tra profumi e gioielli che ridanno all’olfatto e alla vista aromi e colori dimenticati.
Il positivismo, lo sviluppo, la liberalizzazione dei costumi, sono per Des Esseintes segni di una società che va a pezzi, che disprezza la memoria e la proprie origini. Ma Huysmans non è un conservatore e il suo personaggio non vuole tornare al passato per capriccio, ma solo perché il progresso non dà più spazio alla contemplazione e alla bellezza.
Con questo libro, l’autore francese inventa un genere e si distacca completamente dal Naturalismo. Huysmans fu criticato aspramente. La recensione più lusinghiera che ricevette terminava così: alla fine di questo libro resta solo o la canna di una pistola o la croce. Proprio perché Des Esseintes distrugge tutto, per salvare solo il passato. Nel futuro non c’è un senso. Nell’allegro positivismo c’è solo la dissoluzione dell’individuo. Per questo motivo, il protagonista si ammala e dovrà sottomettersi per sopravvivere.
Sottomettersi all’incedere del tempo, accettando la morte della bellezza.