Itinerario della mente verso Thomas Bernhard. Un viaggio di Letizia Falzone

Itinerario della mente verso Thomas Bernhard. Un viaggio di Letizia Falzone

Recensione di Letizia Falzone. Pubblichiamo una lettura appassionata di “Itinerario della mente verso Thomas Bernhard” di Martino Ciano, A&B Editrice, 2022

“Nulla ci rimane quando noi non ci sappiamo più rapportare con noi stessi, quando sentiamo che la vita non ci attira più, quando ogni cosa si nasconde ai nostri occhi, in quegli attimi sentiamo che il mondo ci sta scacciando e che l’esistenza ci sta condannando all’esilio e, forse, anche a noi piace essere esclusi, perché amiamo escluderci ogni qualvolta non troviamo il senso o, come qualcuno dice, non troviamo più il bandolo della matassa, e, forse, proprio noi siamo la matassa, il nodo, il cappio, la corda.”

Una stanza, una poltrona e un camino. Le finestre sono chiuse. C’è un uomo, un uomo chiuso in sé stesso che vive come in una prigione, lontano da tutto e da tutti. Un uomo che si lascia andare in maniera estrema allo sconforto esistenziale che lo assale e con tutta l’angoscia che ha in corpo vomita il marcio che opprime la sua coscienza.

Questa meraviglia di libro è come una pregiata bottiglia di rum invecchiato, lo si legge a sorsi, in quei momenti solenni, importanti, e ci ubriaca con la sua poesia di altissimo livello artistico e filosofico. Prosa densa, ambrata, che prima di trovarsi davanti ai nostri occhi è maturata dentro l’autore, ma anche nel tempo, e che possiamo apprezzare solo ed esclusivamente in determinate occasioni. Sono quelle volte in cui ci sentiamo fuori dal coro, malinconici, solitari e in cui tendiamo a sfogliare il passato facendo una chiacchierata intima con noi stessi, che la lettura di questo libro dà il meglio di sé e parla letteralmente al lettore. Certo, si può anche finire la bottiglia d’un fiato, in una notte insonne ed angosciosa, ma probabilmente al mattino saremmo sbronzi e ricorderemo ben poco della nottata.

Fin dalle prime pagine, la storia attesa non ci sarà. Il lettore compie un vero e proprio viaggio dentro la vita mentale del protagonista, abituandosi presto alla mancanza assoluta di continuità fra un pensiero e l’altro. Eppure lentamente il lettore è indotto a cercare una sorta di filo conduttore e, mettendo insieme le piccole contingenze del quotidiano, l’accenno agli spazi interni ed esterni rappresentati, o quelli alle persone descritte, si arriva a definire un quadro sommario di riferimento. Nessuno nel romanzo porta un nome, nessuno ha una identità. Tutti nel racconto cercano di sopravvivere all’autodistruzione del padre, arrabbiato con la società, che impreca dalla sua poltrona nella stanza con il camino contro la famiglia, perché per lui, i suoi familiari, non sono all’altezza dei suoi sacrifici, perché vivono d’ozio e di dolce far nulla. La madre e i suoi silenzi con in mano il coltello dal manico rosso; la sorella e i suoi amanti e lui, lui e il suo mondo dove non c’è spazio per l’amore e non ci si può spogliare dalla propria profonda intimità.

Infine, Thomas Bernhard

“Thomas Bernhard mi chiama. Devo raggiungerlo. Ecco perché continuo per questa strada che forse non è una strada umana ma divina”.

Potremmo considerarlo anche un marasma di pensieri slegati fra loro, oppure un romanzo sotto forma di flusso di coscienza. Ciò di cui sono certa è che queste pagine sono pregne di una nota fortemente malinconica. Ci troviamo ad intraprendere quello che definirei un pellegrinaggio introspettivo. Il titolo che campeggia sulla copertina colpisce nel segno, ma non è sintomo che si tratti di un libro deprimente o eccessivamente pessimista, piuttosto è da considerarsi intimista e ragionato.

Il mio consiglio è di tenerlo a portata di mano e centellinarlo. Va letto quando se ne avverte la necessità, scovando qualche frammento che possa essere la spintarella giusta a un vero e proprio dialogo con noi stessi, soprattutto quando siamo alla frenetica ricerca di una soluzione a quell’inquietudine che, talvolta, ci attanaglia.

Ciano, con mano ferma, ci avvicina pericolosamente al limite della nostra resilienza. Non esiste una chiave di lettura definitiva, ognuno di noi può trovarci qualcosa di diverso, eppure sarà comune quel senso di “arricchimento spirituale”. Sarà come guardarsi allo specchio, e ogni lettore dovrà confrontarsi con il proprio io. Non vi nego che alcune frasi hanno causato un gran trambusto in me, molte di quelle riflessioni le sento davvero mie, tuttavia non sono mai riuscita a pronunciarle ad alta voce e meno che mai ad articolarle con così tanta bravura e franchezza.

Questa straordinaria opera, e il suo brillante autore, rivelano alcuni risvolti profondamente interessanti. Nelle sue emozioni prende vita una quotidianità in cui è facile riconoscere tutte le caratteristiche del nostro tempo. Affronta verità difficili e tocca luoghi dell’anima e della mente che spesso preferiamo lasciare inesplorati. La speranza della felicità è, secondo Ciano, del tutto illusoria. Crudele, falsa e inconsistente è l’euforia data dall’amore. Anche la conoscenza e la cultura non portano che all’infelicità, perché spiegano all’uomo la crudeltà dell’Universo.

Tragico, ironico, profondo e irrequieto, Ciano riflette sulla vita, sulla morte e sull’anima, ma anche sulle sue memorie più intime e sullo scorrere del tempo, sui colori e le emozioni che egli osserva intorno e dentro di sé. Scrive del dolore con onestà e con una forza comunicativa che, nonostante l’incredibile delicatezza, riesce a tratti violenta e struggente. Il protagonista: fragile, acuto, silenzioso, abita la vita nei suoi toni più grigi, eppure l’ama come un vizio, come una droga, come una passione a cui non ci si può sottrarre, mettendosi alla ricerca di un equilibrio perduto che, suo malgrado, non troverà.

Il finale del libro sollecita la riflessione del lettore, mentre le immagini, evocate attraverso parallelismi, rendono la lettura viva e gli eventi descritti vicini al sentire comune, nell’universalità di un messaggio profondamente attuale. Considero propizio questo libro in quei momenti no, perché nella sua malinconia e nel suo pessimismo si trovano sempre coraggio e conforto, ma anche un balsamo che ammorbidisce le asperità dell’inquietudine, così come un inno alla bellezza e alla normalità della tristezza che fa parte di noi. Siamo esseri superiori ma nello stesso tempo molto limitati e frustrati, perché una prodigiosa mente pensante e piena di ambizioni infinite mal si sposa con le limitazioni di un corpo materiale destinato a dissolversi nel tempo e che, contrario ai nostri impalpabili pensieri, non può tornare indietro, non può sostare, ma corre verso una sconosciuta ma sicura fine.

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