Itinerari romani. Aventino: il Giardino degli Aranci
Articolo di Valentina Ciurleo
Quante volte capita di pensare a un posto come qualcosa di intimo e personale, da condividere con pochi; distogliere il pensiero con procedure specifiche che abbiano perlopiù fonti naturalistiche. Nel luogo risiede l’attimo e da esso emergono numerose sensazioni.
Per chi in vacanza si reca nella capitale italiana, ossia Roma e comincia a parlare di piante d’arancio, viene subito in mente un posto suggestivo dove poter gustare un panorama mozzafiato: il giardino degli aranci. Mura medievali della fortezza cingono il piccolo giardino rettangolare, molto frequentato perché dal belvedere affacciato sul fiume si gode una splendida vista di Roma che va dall’ansa del Tevere alla Basilica di San Pietro.
Il Giardino degli Aranci, un tempo, era l’orto dei frati Domenicani. In realtà l’albero magico, di cui parla la leggenda, è quello piantato nel giardino del chiostro della chiesa di Santa Sabina, visibile solamente attraverso un’apertura nel muro di recinzione che lo protegge. Si narra che l’albero nacque spontaneamente dai resti della prima pianta di arance amare portata dalla Spagna nel 1200, da San Domenico di Guzman, fondatore dell’ordine dei Domenicani. Il giardino è molto frequentato sia dai romani che dai turisti che amano renderlo un posto speciale e ritrarlo come in un quadro. Le curiosità, però, non finiscono qui, questo parco oltre ad essere noto per il fatto che è pieno di aranci, per la bellissima vista della capitale, è anche famoso per la presenza di una fontana con la nicchia a forma di conchiglia che raffigura il Dio Oceano romano. Essa era una vasca termale costruita nel 1593 d.C.
Parco Savello, più noto come Giardino degli Aranci è un luogo molto bello per stare in pace e al fresco in una giornata estiva; ognuno siede nel pezzo, nella prima panchina libera e lo sguardo cammina, con gli occhi che incroci, con la calma e la fretta del tempo. Il gusto di una passeggiata, sembra l’impostazione perfetta per descrivere accuratamente: una violinista suona in un angolo del parco e pochi colombi smuovono la ghiaia del terreno. L’aria è padrona di una semplicità da vivere che rinnova sempre.