Isabel Allende tra cuore e magia

Articolo di Letizia Falzone

Ha vissuto la sua vita tra gioie e dolori, trasformando le sue esperienze dirette in storie da raccontare.
La sua vasta produzione letteraria, caratterizzata da uno stile che fonde alla perfezione la realtà con la sua infinita fantasia, è diventata nel tempo simbolo di riscatto e di ribellione.
Ha raccontato dei più forti e dei vulnerabili, delle gioie e dei dolori, non solo degli altri, ma anche di quelli che la riguardavano.
E il suo “realismo magico” è qualcosa in cui tutti dovremmo catapultarci.

Isabel Allende nasce il 2 agosto 1942 a Lima.
Suo padre abbandonò moglie e figli quando lei aveva appena due anni. La famiglia si trasferì pertanto dal nonno materno, un uomo benestante, in una bella casa a Santiago (poi evocata ne «La casa degli spiriti»).
Bambina inquieta e già cittadina del mondo, si trasferisce in Bolivia, in Europa e in Libano, sempre a causa del lavoro diplomatico del marito della madre.
Nel 1959 torna in Cile e tre anni dopo sposa Michael Frias, con cui avrà due figli, Paula e Nicolàs.

È l’8 gennaio del 1981, quando si trova a Caracas, in autoesilio dopo il golpe del generale Pinochet in cui aveva trovato la morte il cugino di suo padre, il presidente Salvador Allende.
Non è ancora la scrittrice di bestseller, ma è una giornalista con un matrimonio in crisi e due figli che stanno per andare all’università. Quando scopre che suo nonno, in Cile, sta per morire, comincia a scrivergli una lunga lettera. Non verrà mai letta dal destinatario, ma sarà l’inizio del suo libro più conosciuto: “La casa degli spiriti” che uscirà un anno dopo, nel 1982.

Ci sono libri capaci di nascondere tra le loro pagine l’intero mondo del loro autore e “La casa degli spiriti” è uno di questi.
Le vicende dei personaggi della grande casa dell’angolo riflettono quelle della famiglia di Isabel, che per prima spesso ribadisce come la sua infanzia non sia stata felice. Ma questo precoce contatto con le avversità della vita ha affinato il suo spirito di osservazione e la necessità di raccontare una storia che non è mai a un unico binario, ma è formata dalle tante storie individuali dei suoi attori.
Una matrioska che di capitolo in capitolo svela i personaggi, dedica un po’ di spazio a ciascuno di loro e li inserisce nel più ampio affresco di cui fanno parte e che molto spesso prende le mosse da eventi reali, da notizie curiose, da ritagli di giornale, approfonditi con cura e passione.
Nel suo affascinante stile narrativo che fonde la realtà con la fantasia, le leggende e i sogni, non è difficile scorgere l’influenza del “realismo magico“, una tecnica descrittiva in cui il realismo si fonde con la rappresentazione di episodi soprannaturali osservati con lo sguardo distaccato di chi è abituato a certe visioni e non vi avverte nulla di macabro. 

Paragonato spesso allo stile di un altro grande autore latinoamericano, Gabriel Garcia Marquez, il realismo magico di Isabel Allende è in realtà un modo di scrivere in evoluzione, accattivante, che si è andato affinando nel corso della sua vasta produzione letteraria. Lei stessa, sul suo sito ufficiale, ha definito la sua letteratura come un esempio di scrittura «realistica, che affonda le radici nella mia notevole educazione e nelle creature mistiche e negli eventi che hanno alimentato la mia immaginazione».
In ogni passo dell’imponente produzione letteraria della Allende, in ogni sua opera è possibile ravvisare le sue convinzioni femministe, il suo impegno per la giustizia sociale, segnali evidenti delle dure battaglie politiche che hanno tratteggiato la sua vita e plasmato le sue convinzioni.

Uno degli eventi che hanno segnato la sua vita è stata la morte della figlia. Nel 1991 improvvisamente la figlia Paula, a ventotto anni, si ammala di una malattia rara e gravissima, la porfiria, che la trascina in un lungo coma.
Durante questo terribile periodo, l’autrice comincia a scrivere, raccontando i ricordi della loro vita insieme in una toccante biografia della figlia che si rivela una vera e propria dichiarazione d’amore, ma anche un viaggio verso l’accettazione della dura realtà.
Un anno dopo sua figlia muore e la Allende pubblica gli scritti nel libro “Paula”.
Con questo libro, si conferma il potere guaritore della scrittura per superare i momenti più difficili e drammatici della vita.

Negli ultimi anni, la vita l’ha portata in una nuova ed emozionante direzione: il mondo dei bambini e dei giovani. Da questa fertile immaginazione, e senza smettere mai di ascoltare la sua bambina interiore, nasce la trilogia “Le avventure di Aquila e Ciaguaro”.

Impegnata, coraggiosa, onesta e creativa, sempre fedele a se stessa facendo sentire la sua voce e regalando forza e intensità alle voci delle donne di tutto il mondo, Isabel Allende non è soltanto una scrittrice, ma una forza della natura, che con il suo talento ha costruito un meraviglioso mondo immaginario dove tutto è possibile, oltre le lingue, le religioni e i confini geografici e culturali.

Simbolo di riscatto, di ribellione, di emancipazione, è probabilmente la più grande scrittrice in lingua spagnola di sempre.

“L’amore ci fa diventare buoni. Non importa chi amiamo e non importa nemmeno essere corrisposti o che la relazione sia stabile. È sufficiente l’esperienza di amare: è questa che ci trasforma.”

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