L’io tiranno. Eric Sadin e la fine del mondo comune
Recensione di Martino Ciano. In copertina “L’io tiranno” di Eric Sadin, Luiss University Press, 2022
Cosa ci ha reso così individualisti, disconnessi dalla realtà, incapaci di creare un dialogo improntato sul confronto e non solo sullo scontro? Cosa ci ha reso così bisognosi di svendere le nostre emozioni, di metterle in vetrina, di rendere ciascuno di noi attori in cerca di applausi?
Ce lo spiega Eric Sadin nel suo saggio “L’io tiranno. La società digitale e la fine del mondo comune”. Attraverso un sapiente intreccio tra storia, filosofia e analisi sociologica, lo studioso francese ci fa attraversare la postmodernità, luogo in cui la soggettività è ormai l’unica fede in cui bisogna credere.
Colpa dei social? Certamente alcune dinamiche di autocompiacimento, attraverso le quali ognuno si idolatra e impone agli altri di seguire il suo esempio, hanno aiutato questo processo, anzi lo hanno velocizzato, ma dietro c’è una trafila di episodi fatta di teorie, esperimenti e delusioni collettive.
Sadin parte dall’Età dei Lumi, epoca che propone due principi importanti, ossia individualismo e autoaffermazione. Tutto a fin di bene secondo i filosofi dell’epoca; infatti, per loro tali processi avrebbero dovuto produrre ricchezza e cooperazione. Invece, il tradimento a tutto tondo ha lasciato i propri segni, creando solo divisioni all’interno del corpo sociale.
C’è poi la svolta degli anni Ottanta del secolo scorso, con l’avvento di un neoliberismo distruttivo che avrebbe dovuto rispondere alle delocalizzazioni e alla brusca interruzione del boom economico degli anni Settanta. Emblematico il diktat della premier inglese Margaret Thatcher, ovvero la società non esiste.
Ma segni, simboli e voci fuori dal coro non sono mancate. A Sadin, ad esempio, potremmo fare notare che anche Pasolini era preoccupato per la nascente “società dei consumi”, che stava imponendo alle masse il peggiore dei fascismi.
Tutto ciò cosa ha creato? Per il filosofo francese, con l’avvento dell’iPhone, di internet, del Big data e il surplus di informazione, l’individuo ha sempre di più interiorizzato l’idea di poter appartenere completamente a sé stesso, di poter essere onnipotente, di potersi bastare. Certo, la nostra boria aumenta man mano che in noi si generano frustrazione, insoddisfazione e insicurezza.
Questa quotidianità, in cui ognuno è in guerra contro l’altro e in cui la fiducia verso le istituzioni viene meno, innesca un’altra pericolosa tirannia, ossia quella che Simon Weil chiamava il “governo di nessuno”. L’ingovernabilità è un altro dei temi trattati da Sadin e, anche in questo caso, la sua analisi è impeccabile.
E il neoliberismo? Esso viene alimentato costantemente, perché attraverso una società democraticamente individualista, in cui ognuno può dire ciò che vuole mettendo persino in dubbio luminari d’ogni campo, in cui ognuno pensa di essere una minoranza che deve prevalere e affermare la propria esistenza, la speculazione e gli affari trovano campo libero.
Si creano nuove merci e innovativi bisogni che pungolano i nostri desideri, che ci isolano dagli altri, che ci guidano verso quella felicità spettacolarizzata che rende impossibile ogni riforma e ogni collaborazione.
Sadin spiega anche le dinamiche che alimentano alcune battaglie civili perseguite per garantire dei diritti sacrosanti a delle minoranze, e di come queste lotte siano invece sfruttate per scopi economici, transumanistici, che sfaldano la società in nome di un individualismo sfrenato e malato.
Ed ecco la contropartita, ossia gli attentati dei terroristi islamici, gli omicidi di massa compiuti da individui che si vendicano per non essere riusciti a fare parte del gioco. Sono comportamenti antisociali, ossia le anomie di cui tanto parlava Durkheim, ma che da fenomeni isolati e impossibili da categorizzare, tanto da apparire più unici che rari, sono ormai all’ordine del giorno.
Insomma, in questo libro ce n’è per tutti. Sadin non dimentica niente e nessuno, per questo si tratta di un saggio che entra velocemente in testa, perché è il mondo nel quale viviamo e dal quale nessuno può dirsi salvo. Forse, a molti, questo libro potrà sembrare un sermone, ma così non è. È una sensazione che potrà venire solo a coloro che non vogliono prendere coscienza del disastro quotidiano o che ancora non hanno consapevolezza di ciò che sta accadendo.
Cosa importante, Sadin non analizza solo la situazione, ma suggerisce anche delle soluzioni.