Io non amo le rose. Clelia Moscariello. Pav Edizioni

Io non amo le rose. Clelia Moscariello. Pav Edizioni
Recensione di Martino Ciano
Se nell’apparenza ci si illude, nella conoscenza ci si disillude, a patto che qualcosa di speciale compaia. Ma cos’è quella cosa “speciale” che concretizza e non distrugge un rapporto, sia esso d’amore o di amicizia? Clelia Moscariello non dà risposte, ma regala intuizioni, visioni e percorsi.

Le sue poesie sono lucidi resoconti, un mettere sulla bilancia i fatti e poi…

… e poi non c’è altro da dire e da aggiungere, ché ognuno fa da sé e non necessita di maestri, di consigli, di stupidi moralismi.

Clelia apre questa raccolta con “La mia vita”, che “cammina su un filo ed io la fermo sul lastrico del burrone”. Cos’altro c’è da dire se non che tutto si attraversa seguendo le regole del gioco o, molte volte, disprezzando ogni convenzione. Altre volte si torna sui propri passi, ma non si è mai gli stessi. Tutto ci cambia, troppo ci inganna, ma ne vale la pena.

E Clelia fa questo nei suoi versi: smonta e ricompone, ci suggerisce anche che “il casino del mondo” lo puoi sentire sotto i denti, mentre mastichi un chewing gum. Ma poi, ci suggerisce l’autrice napoletana, l’importante è accettarsi, perché sentirsi sempre sbagliati è un male che si affaccia costantemente, anche quando si fa all’amore, quando di amore nessuno ne vuole, quando la solitudine si traveste di amore. Ma Clelia non scrive solo poesie, ma anche prose, e il suo linguaggio non è mai banale, ma si riempie di malinconia, di quella sincerità che denuda l’anima. E lei, donna degli “anni novanta”, sa che in quest’epoca c’è poco da scegliere e troppo da imitare, ché forse tutta questa “realtà virtuale” ci ha reso dissociati.

Alla fine, si cerca sempre un angolo di cielo nel quale rifugiarsi e quasi sempre si trova nel nostro cuore… poi, per le rose, ci sarà tempo.

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