Diario intimo di un giovane sognatore. Intervista ad Antonio De Cristofaro

Diario intimo di un giovane sognatore. Intervista ad Antonio De Cristofaro

Articolo e foto di Clelia Moscariello

Si chiama Antonio De Cristofaro, si laurea all’Istituto Orientale di Napoli in Lingue e Letterature Straniere Moderne, indirizzo europeo, specializzandosi in lingua inglese e francese, dopo la laurea si trasferisce a Milano dove inizia ad insegnare sia lingua e letteratura inglese che francese. Tra le passioni di Antonio vi sono la lettura e la scrittura, il suo primo racconto: “Vite spezzate, il sogno e la memoria” viene pubblicato nel 2007.

Oggi, Antonio De Cristofaro è anche un docente, oltre ad essere autore di diversi romanzi, vincitori di vari premi letterari: “Giada” (2014) per David and Matthaus, “L’inganno” (2016) per la casa editrice Silele, “Il perdente” (2017) per la casa editrice Letteratura Alternativa Edizioni, “Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara” (2019), sempre con la casa editrice Letteratura Alternativa Edizioni, “Cesare l’uomo che cambiò Roma” (2020), per la casa Santelli Editore.

Infine, l’ultimo libro di Antonio De Cristofaro “Diario intimo di un giovane sognatore” è una raccolta di brevi racconti di tenore autobiografico ed è stata pubblicata nel novembre del 2022 a cura della casa editrice Aurea Nox. Quindi, ecco a voi la piacevole chiacchierata fatta insieme con l’autore:

1) Ciao Antonio, presentati pure ai nostri lettori.

«Io sono un ex docente di lingua e letteratura inglese. Sono nato in provincia di Caserta, esattamente a Bellona, però, sono stato allevato a casa dei miei nonni materni nella città di Vitulazio, che confina con la mia città natale. Si può oramai considerare come un unico agglomerato urbano. Da 38 anni circa vivo in provincia di Milano, attualmente abito a Corbetta, una città dell’hinterland milanese. La mia passione è sempre stata la lettura, e continua a esserlo anche adesso. Inoltre, sono un appassionato, anzi direi un cultore del bel calcio. Mi piace praticare dello sport, sia in palestra che all’aria aperta. Amo molto camminare sui percorsi di montagna adatti al mio fisico e alla mia età, specialmente in mezzo ai boschi, alla natura e al silenzio».

2) Come nasce la tua passione per la scrittura?

«Mi sono accorto di avere una certa propensione per la scrittura all’inizio della scuola media. In genere i miei temi ottenevano quasi sempre il voto più alto della classe. In seguito, l’ho sempre coltivata fino alla stesura della mia prima pubblicazione avvenuta nel 2007 con il lungo racconto: “Vite spezzate. Il sogno e la memoria.”»

3) Che evoluzione ha auto il tuo stile?

«Non saprei dire in che modo è cambiato il mio stile di scrittura, credo che fondamentalmente sia rimasto lo stesso. A questa specifica domanda sarebbe meglio che si esprimessero i lettori che hanno letto i miei libri. Per quanto mi riguarda la prospettiva è cambiata radicalmente, perché se con la prima opera era solo un tentativo di mettere per iscritto la storia che intendevo raccontare, poiché a mio parere meritava di essere conosciuta da molte persone che potevano apprezzare la vita, le vicissitudini e le esperienze dei due protagonisti. Si trattava di un lungo racconto semi autobiografico, dal titolo: “Vite spezzate. Il sogno e la memoria”, che ho già menzionato nella precedente risposta, in cui narravo la vita di una mia zia. Dopo l’uscita del libro, visto l’apprezzamento che aveva suscitato in chi lo aveva letto mi ha convinto a procedere nell’attività di autore. Così decisi di scrivere un vero e proprio romanzo che narrasse la storia di una grande donna. La scelta cadde sulla figura di Lucrezia Borgia. Devo dire che non fu difficile per me operare quella decisione, infatti, io sono un grande appassionato di storia».

4) A quale opera sei più affezionato?

«Il romanzo che più rispecchia il mio carattere e la mia esperienza personale è senz’altro “L’inganno”. Ora siccome sono rientrato in possesso dei diritti d’autore, sto pensando di ripubblicarlo dopo averlo rivisto e ampliato, modificando anche il titolo e proporlo a una diversa casa editrice che lo volesse pubblicare».

5) Raccontaci di come hai trascorso la pandemia e il lock down.

«All’inizio della pandemia ero ancora in servizio come docente. È stato un periodo molto duro e difficile, sia per gli studenti, le famiglie, il personale scolastico e noi insegnanti. Il periodo di clausura l’ho trascorso leggendo e pedalando sulla mia cyclette in mansarda. Durante quel tempo chiuso in casa, senza possibilità di uscire, senza contatti personali con i miei studenti, lavorando in modalità da remoto, è stato molto deprimente e frustrante. Nel frattempo, io stavo già lavorando a un nuovo libro riguardante un episodio particolare avvenuto all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il fatto di avere più tempo a disposizione mi ha rafforzato nell’idea di andare avanti con maggiore decisione. Attualmente ci sto ancora lavorando, mi auguro di arrivare alla fine della prima stesura entro la fine dell’anno».

6) Di cosa tratta il tuo ultimo lavoro e perché l’hai scritto?

«In parte ho già risposto a questa domanda nella risposta precedente. Si tratta di una storia romanzata, forse si potrebbe catalogare a metà tra un saggio storico e una storia romanzata. Sono stato ispirato dall’azione ideata e compiuta dalla marina militare tedesca proprio all’inizio del secondo conflitto mondiale. Le due figure che mi hanno influenzato, spingendomi a scrivere e portare a termine un lavoro che dura da diversi anni, sono stati l’ideatore e l’esecutore materiale dell’ardita missione. Di più non voglio e non posso dire sul libro».

7) Nella sinossi della tua ultima opera si legge “Leggendo i brevi racconti si entra nel vissuto intimo di un uomo che ha elevato l’effetto onirico dei sogni quasi a ragione di vita, come se volesse esorcizzare le brutture della vita, le sconfitte e le amare delusioni attraverso il sogno”. Quindi, cosa rappresenta per te il sogno?

«Il sogno per me è un fatto fondamentale, mi aiuta a vivere e superare la quotidianità della vita reale. Ho sempre sognato molto fin da ragazzo. Nel sogno sono il protagonista di gesta e di azioni eclatanti che invece nella realtà non si sono concretizzate, almeno come avrei voluto che fosse. Per esempio, avrei voluto diventare un pilota di aerei da caccia, però, non è stato possibile. Poi ho sognato di diventare un grande calciatore, sogno che è svanito a causa di un grave infortunio all’inizio della mia carriera calcistica, anzi, a causa di quell’evento sfortunato, posso dire che la mia carriera da calciatore non è mai iniziata davvero. Il sogno mi permette di superare le delusioni, le amarezze della vita, le sconfitte dolorose che hanno lasciato ferite invisibili ma indelebili nel mio subconscio. Quindi, attraverso il sogno tento di superare questi momenti cruciali della mia vita. É un atto catartico che mi è congeniale e direi salvifico. So di non dire nulla di nuovo sull’argomento, però, per me è così».

8) Perché i nostri lettori dovrebbero comprare “Diario intimo di un giovane sognatore”?

«Penso che potrebbero trovare degli spunti per confrontare il loro vissuto con quello di un giovane sognatore, che ha percorso le varie fasi della storia e del costume del nostro paese a partire dagli anni Sessanta fino agli anni Ottanta, ma non solo. Questo poiché i temi fondamentali trattati, come l’amore filiale, quello fraterno, quello per l’altro sesso, l’amicizia, la religione, la ricerca del proprio ruolo e destino all’interno della società, il tema di come affrontare il trapasso dalla vita per proiettarsi nel buio infinito, sono tutte tematiche più che attuali anche ora nel terzo millennio».

9) Chi vorresti che ti leggesse?

«Beh, penso che possano leggerlo maggiormente i lettori che hanno più o meno la mia stessa età. Questo perché hanno vissuto le stesse vicende che ho vissuto io negli anni della mia fanciullezza e prima gioventù in un piccolo centro dell’Italia centrale prima e meridionale poi. Però, credo che possa interessare anche i giovani lettori di oggi, in tal modo potrebbero farsi un’idea di come hanno vissuto i loro nonni e i loro genitori negli anni passati. Potrebbe essere un utile insegnamento per loro, li aiuterebbe a capire come si è arrivati alla società di oggi, come se fosse un ponte tra il passato e il presente».

10) Che funzione ha per te la scrittura?

«Nel momento attuale della mia vita credo che non potrei fare a meno di scrivere. È una funzione terapeutica, so che è una cosa detta e stradetta, però, è la verità anche se sembra scontata. Non potrei vivere senza scrivere, senza avere in mente una storia da trasferire nero su bianco».

11) Tra i tuoi prossimi progetti rientrano anche altri libri?

«Certamente, come ho già avuto modo di dire sto scrivendo il mio ultimo libro, che riguarderà un avvenimento della Seconda Guerra Mondiale. Nello stesso momento sto lavorando alla riedizione del mio libro su Lucrezia Borgia, confido che ne venga fuori un libro migliorato nel testo e più accattivante dal punto di vista grafico del precedente. Ovviamente, spero di riuscire a pubblicare il mio ultimo romanzo sulla Seconda Guerra Mondiale, se non con la stessa casa editrice che ha pubblicato il mio penultimo libro: “Cesare l’uomo che cambiò Roma”, con un’altra casa editrice dello stesso livello se non superiore».

12) I tuoi sogni come uomo e come scrittore…

«Quello che sto per dire è molto intimo, il mio sogno sarebbe quello di affrontare gli ultimi momenti della mia vita con la stessa tranquillità con cui lo fece mia madre. Però, prima di allora vorrei poter diventare nonno. Come scrittore sogno che i miei libri possano essere letti e apprezzati anche dopo la mia dipartita, certo, se lo fossero durante gli anni che ancora mi rimangono da vivere sarebbe il non plus ultra!»

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