Il tempo. L’evento che non sa più di esistere
Articolo a cura di Martino Ciano – già pubblicato su Suddiario
Il mistero del tempo
Guardate quanto è silenzioso lo scorrere del tempo. Ci tiene per mano, ci guida e poi ci lascia. Finiamo noi, termina lui. Nulla torna indietro. Tutto svanisce. Poco ci ricordiamo, molto proviamo a rievocare, troppo non ha forma e colore. In lui, tutte le cose sono vecchie e nuove, rinascono e muoiono all’istante. Chi guida il tempo, che come un sogno non sa di esistere se non nell’attimo in cui si palesa? È come un miraggio che dà sollievo. È come un incubo che spaventa. Tranquilli, entrambi passano.
Il tempo dai punti cardinali sfuggenti
Pensiamo a quanto lontane siano le cose di prima e quanto irraggiungibili siano quelle di dopo. Quanto ricordiamo di Notre Dame in fiamme? Che cosa è rimasto delle polemiche del Salone del Libro di Torino? Quanto rimane dei nostri anniversari? Cosa ricordiamo dei nostri giorni? E domani sarà davvero un altro giorno? Oggi non è che un modo per delimitare l’adesso. Ora è solo un sinonimo di qui. Ma come sono sfuggenti questi punti cardinali che vivono nel nostro animo. Avvertono la densità di questo mare in costante espansione, si spostano, ci abbandonano e ci disorientano. I giorni feriali si compattano in unico blocco e il fine settimana diventa un traguardo.
Esiste un tempo interno, personale
Intanto, il nostro corpo viaggia sul tempo interno. Un orologio invisibile ci impone un ritmo che ci portiamo per tutta la vita. Non ha niente a che fare con quelle lancette che si muovono meccanicamente lungo i quadranti dei tanti orologi contro cui si imbattono i nostri occhi. È forse questo l’unico tempo che esiste ma che ignoriamo. È l’unico tempo che vale la pena di vivere a pieno, ma non abbiamo il tempo per assaporarlo. Andiamo di corsa. Tutto è vissuto come evento, ma per evento s’intende qualcosa di unico e di irripetibile. Eppure, oggi siamo eventi, perché tutto ciò che sta al di fuori del tempo oggettivo si svela unicamente a noi… un’epifania.
Una società fatta di eventi, di Epifanie
Siamo una società che vive di soli eventi, quindi, di Epifanie. Quelle tragiche ci piacciono più di tutte. Ci incollano agli iPhone e ai televisori. Pensate all’incendio che ha distrutto Notre Dame di Parigi. Per giorni se n’è parlato, tutti si sono sentiti ardere dentro. Adesso, in pochi ricordano questa tragedia. Non se ne parla più. L’evento è finito. Tutto sembra lontano. Pochissimi ricorderebbero il giorno in cui è avvenuto. I più dovrebbero ricercare la notizia su internet per rinfrescarsi la memoria. Sono passati meno di due mesi dall’accaduto, ma nella nostra mente sembrano anni.
Questa percezione malata del tempo lo ha reso così ostile. Mal sopportiamo i suoi capricci; poco ci sveliamo attraverso lui; poco resta della sua vivacità. Così sacro e dispettoso, il tempo scorre pur non sapendo di esistere e, forse, noi neanche immaginiamo di attraversarlo.