Il sigillo di Francesco. Rosalba Baldino e ciò che sta oltre il “sentire”

Il sigillo di Francesco. Rosalba Baldino e ciò che sta oltre il “sentire”

Recensione di Adriana Sabato

Narra il Vangelo di Matteo, il cui versetto 18,3, dà il titolo a questa lettera: Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli.

Leggere “Il sigillo di Francesco” – e tutta la Trilogia della giornalista e scrittrice Rosalba Baldino offre ottimi spunti di riflessione in questi tempi difficili e in special modo nel tempo di Pasqua.

Mi chiedo, mentre mi avvicino sempre più alla mèta dove assisterò alla sua presentazione, cosa sarà, questa lettura, cosa sarà questo libro del quale ho tanto sentito parlare…

La risposta la trovo proprio ricordando il Vangelo di Matteo e ciò che mi viene in mente sono purezza e stupore: i bambini sono fogli bianchi tutti ancora da scrivere, senza imbrattare. Lo stupore che caratterizza il proprio modo di essere è sinonimo di quella meraviglia che come una sindrome blocca i nostri sensi alla vista dell’opera d’arte.

Amir, protagonista della storia, possiede però anche uno stupore suggerito dalle tantissime brutture che ha vissuto nel lungo viaggio che – controsenso inverosimile – nel condurlo in salvo ha dovuto anche subire, e che in un breve arco di tempo ha costretto a diventare grande. Grande Amir, l’adolescente di cui leggiamo e che ha sulla sua testa la mano di Francesco l’amico invisibile che guida il giovane seguendolo quasi di soppiatto, e la cui presenza viene percepita dal lettore fra le pagine e fra le pause tra una riga e l’altra. Se ne respira quasi il ‘profumo’.

Profumo della sua santità che si avverte anche attraverso i disegni che proprio i bambini hanno fatto con tanta dedizione e che ‘tocchiamo’ sul testo e in copertina grazie anche alla cura della casa editrice. Un messaggio ricco di bellezza che va al di là del tempo e anche dello spazio nella descrizione delle attrattive calabresi come nella narrazione dello stretto legame fra i due amici.  La Calabria è sempre stata terra di accoglienza; ha sempre abbracciato i tantissimi migranti sbarcati sulle rive del suo mare: lo farà sempre. È anche questa la sua specifica bellezza come lo è il fascino del Santuario che attira a sé tantissimi fedeli e come lo è la schiettezza del pensiero libero e audace del Santo. Questo aspetto nel libro prevale ma si integra con tutte le tematiche che sono a misura d’uomo e fanno riflettere a lungo.

A proposito dell’uomo, del pescatore: l’immagine delle reti riparate di continuo sollecita particolare attenzione: “un cristiano senza amore è come un ago che non cuce” ha detto di recente Papa Francesco. La rete diventa così una metafora dai mille significati: il nostro organismo fatto di reti che intrecciano vita, la nostra società fatta di reti che intersecandosi comunicano … sono solo alcuni dei numerosi esempi.  

Il merito di questo libro scritto da Rosalba Baldino è quello di farci riscoprire il Santo calabrese così tanto poco conosciuto da tanti e che invece ha tanto da insegnare a tutti, facendo riscoprire sé stessi ed il nostro modo di rapportarci agli altri, nonché la dolcezza, l’umiltà, la semplicità dei sentimenti perché “…è l’incuria a imbruttire gli uomini e la terra; purtroppo viviamo in una società troppo attratta dal luccichio delle cose e la testimonianza del Santo di Paola ci richiama all’essenzialità.

È un testo fatto di speranza la favola narrata da Rosalba Baldino in mezzo ai tanti problemi che si moltiplicano nella vita di ogni giorno, specie in Calabria, attraverso una scrittura semplice ricca di fantasia e con le radici ben piantate nella storia.

 Sicuramente da leggere.

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