Il segno più che la trama
Recensione di Stefano Cazzato al romanzo “Oltrepassare” di Martino Ciano. Buona lettura.
Le avvisaglie non mancano sin dalle prime righe; gli indizi del fatto che tra poco ci sposteremo in uno spazio mistico, di estasi, di visioni, di sogni, di rivelazioni. Ma il narratore, prima di introdurci in questo mondo, ci porta dentro i risvolti di una storia, anzi di varie storie che si intrecciano, per poi riprendere saldamente in mano la tensione verso l’altro, verso l’oltre.
Inequivocabile il tono salmodico delle pagine 57,8: “Maràna tha, vieni Signore, Dio tormentato che hai creato figli imperfetti in cerca di perfezione gettati sulla Terra per bagnarsi delle lacrime versate dal tempo …”
Si procede con La nube della non conoscenza, “i discorsi dell’anima”, il richiamo di Gorgia (e di Wittgenstein) all’inconoscibilità dell’essere, un’epifania indecente, la dissoluzione della logica, sia quella del reale che quella del racconto: qui ciò che è irrazionale è tremendamente reale.
Infine l’attesa, la possibilità, di una catastrofe che, come nell’Angelus Novus di Benjamin, potrebbe spalancare un tempo nuovo: la fabbrica dei veleni e della morte che esplode è una cesura della storia, forse un cambio di passo.
Non cercate subito la trama, ma la lingua, il segno, la parola, l’annuncio, in questo libro complesso, in questo romanzo-non romanzo che è anche un affresco sociologico, un conte philosophique, un libro di memorie, il bilancio doloroso di più generazioni (di padri e di figli) e disastroso di una terra: la Calabria.