Il Regno delle tre isole

Il Regno delle tre isole

Racconto e foto di Fabio Izzo. Il testo che leggerete è tratto da un romanzo in lavorazione

Il sole, padrone del lungomare, scolpiva a dure pennellate coi suoi raggi dorati il classico e famoso “panorama da cartolina” che ogni giorno veniva spedito, a migliaia, tramite le poste Reali, dalla Capitale verso ogni remoto angolo del Regno delle Tre Isole.

Tutto ciò richiamava, di ritorno milioni di turisti, che arrivavano a ondate, come una piccola marea di vita provinciale destinata a infrangersi al cospetto delle meraviglie naturali e architettoniche della Capitale. Mille riflessi di luce ondulata, tutti diversi nel loro unico attimo di presenza, segnali di paradiso che splendevano al cospetto del sovrano sole su quella sottile lastra azzurra composta dall’unione del cielo e del mare senza che nessuna debolezza proveniente dall’orizzonte potesse anche solo pensare di interrompere la maestosità di quel dominio.

Di fronte a questo immenso arazzo naturale, magistralmente intrecciato dai preziosi raggi del disco solare, si restava tutti a bocca aperta; come ben sapeva il cocchiere reale numero di matricola 324, Antonio Esposito, ultimo discendente in ordine cronologico di una rispettabilissima famiglia sempre distintasi in questo mestiere da generazioni.

Esposito aveva ricevuto l’incarico di andare a prendere alla stazione centrale Philip Hackert, il neo-panoramista appena nominato in carica che andava a prendere il posto del buon Cerulli, appena ritiratosi a studio privato dell’arte del panorama. Ad accompagnare Hackert, in questa sua nuova avventura ricca di promesse, c’erano la moglie e il figlio, giustappunto i tre elementi concessi alla famiglia terzo isolista dal decreto di Benevento, decreto che legiferava quanto segue:

“Ai nuovi cittadini nati nella terza Isola del Regno sarà permesso comporre e formare nuclei familiari di non più tre elementi. La registrazione della famiglia sarà sottoposta al censimento ufficiale del Regno e sarà sì vincolante il legame del sangue ma senza distinzione di razza, di educazione, di ceto, di religione o di sesso alcuno”.

Il decreto di Benevento limitava il numero dei componenti degli abitanti della Terza Isola a Nord ma, cosa ancora più importante, lasciava loro molte libertà con lo scopo ultimo, nemmeno troppo nascosto, di rendere l’isola un vero e proprio laboratorio sociale. La benevolenza del decreto di Benevento era di per sé, in campo legislativo, limitante, e se era vero, che i britanni avevano aderito spontaneamente al regno delle tre isole dopo l’annessione del Corno d’Africa, il Consiglio non poteva facilmente dimenticarsi dei violenti moti di ribellione che ancora oggi, di tanto in tanto, esplodevano nei confronti del protettorato irlandese.

-Guarda Papà è ancora più bello di quello che ci fanno vedere nei nostri libri a scuola.

Philip poteva sentire e toccare quasi l’entusiasmo vibrante sprigionato dalle corde vocali del figlio; ed era in grado di capirlo fino in fondo perché non tutti  bambini del Regno erano così fortunati da poter visitare Napoli Capitale -Sì figliolo, davvero.

-Philip è da restare…senza parole. Sono così eccitata per questo tuo nuovo incarico; e proprio qui, nella Capitale – era stata la moglie di Philip a interrompere il dialogo padre figlio.

-Davvero Marta, le nostre preghiere sono state ascoltate. Un vero e proprio colpo di buona sorte. Una svolta importante per la mia carriera e per tutta la nostra famiglia. E poi Philip Jr. potrà ricevere la migliore educazione e istruzione con le migliori menti del regno, cosa che non tutti possono sperare… se arriveremo a ottenere la residenza dopo l’esame di passaggio, chissà potremmo poi dare al nostro Philip Jr. un fratello o una sorella.
-Oh Phil, ancora non credo a tutto questo, ma come fai a essere così calmo?

Martha Smith in Hackert era una donna dalla bellezza diafana, non certo il tipo di bellezza mediterranea in voga nella Capitale, ma rimaneva pur sempre una donna affascinante in virtù anche delle sue maniere e dei suoi modi aggraziati che coprivano al mondo le sue origini. Educata nelle migliori delle maniere inglesi possibili, per volontà del padre Mark Smith, lungimirante commerciante di tessuti, che aveva voluto mandare la figlia a studiare nel cavalierato napoletano di Malta, da tempo dedito all’educazione britannica, per garantirle un futuro brillante e perché no, allo stesso tempo, cercare un buon aggancio per i suoi commerci tessili. Anche per questa sua formazione Marta sapeva stare al mondo.

E proprio sotto al controllato sole di Malta che Martha incontrò Philip Hackert, all’epoca promettente studioso dell’accademia delle belle arti britanniche, istituzione direttamente patrocinata dalla Reale Accademia di Capodimonte.

Il Philip dell’epoca era uno studente modello tutto intento ad esercitare e a migliorare il controllo delle sue già potenti pennellate lodate da molte voci sotto il cielo Londra. Il giovane studente era solito eseguire coraggiose reinterpretazioni del cielo e del mare maltese, per tentare di arrivare, in un secondo momento, a riprodurre le spettacolari immagini delle meraviglie del Regno. Aveva così imparato a stendere il pennello proprio come l’estensione del respiro sotto l’immensità del cielo appena poggiatosi sulla vitale linea degli uomini.

Non per niente il primo lavoro che l’aveva reso famoso al festival di Reading era stato “Atlante”, una sua personalissima rappresentazione del mito classico, dove il cielo tutto era mostrato proprio dalla ravvicinata prospettiva dell’affaticato Titano, schiacciato appena lì sotto con il sole bruciato negli occhi, dal basso a un dito dal cielo, che assolutamente non significava felicità. Un cielo espresso in una sfumata cromatura di azzurri vivi e morti che violentemente venivano scagliati dalla condanna diretta del suo pennello; come Atlante, a tenere su la volta celeste ma in maniera diversa, solamente attraverso la potenza della espressività.

– Bellissimo, Martha, bellissimo, è tutto come un’immensa distesa di sogni che è venuta a posarsi su questo angolo di Eden.
-E non avete ancora visto il meglio. – esordì Esposito, esperto conversatore – Dovete poi vedere Marechiaro, Mergellina Beverello, Castel dell’Ovo,il Vomero, le isole…
-Sì papà, voglio vedere tutto.
-Philip Jr. non interrompere un adulto che parla.
-Signorì, non preoccupatevi, lasciate da parte l’educazione terzo isolista, qui siamo nella Capitale.

Ma l’esplosione diede una fine inaspettata a quello che poteva essere un altro inizio. Le colonne di fumo salivano fino al sole, portando l’ombra su quattro vite appena spezzate. Nulla succede all’improvviso. Qualsiasi evento è preparato a dovere, nella sua trama, da forze più antiche della parola dell’uomo.

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