Il pianto delle faine. Terza parte

Racconto a cura di Napoleone Dulcetti

Dopo averlo fissato per qualche minuto gli altri clienti ripresero ciò che stavano facendo prima del suo arrivo. Un gruppo di signori giocava a poker bevendo birra bionda doppio malto, un vecchietto se

ne stava da solo, con un fiasco di vino alla sua destra e una pitta calda tagliata a spicchi al centro del tavolino.

Fissava la piazza, borbottando di tanto in tanto qualcosa sulla sciagura che aveva colpito le sue vacche. Dietro al bancone una donna sulla cinquantina asciugava i bicchieri appena usciti dalla lavastoviglie, fissandolo.

«Ecco la sua birra!» Il ragazzo lasciò sul tavolo anche una specialità della zona, una ciotola piena zeppa di patatine con la zafarana, un peperone locale essiccato e macinato. Zoel tirò fuori il suo quaderno e cominciò a buttare giù un po’ di cose. Dopo qualche minuto la donna che lo aveva fissato si avvicinò.
«Ehi, tu! Quei signori mi hanno detto se ti va un giro!» Esordì.
«Mi mandano per chiederti se vuoi giocare con loro.»  Si affrettò a specificare notando che il giovane scrittore non capiva.
«E perché mandano te? » Chiese lui perplesso.
«Perché non glielo chiedi?» Concluse lei allontanandosi infastidita.

Osservò i tre che lo fissavano dal tavolino posto al centro della sala, uno di loro alzò la mano come per attirare l’ attenzione. Cosa ho da perdere, dopotutto sono qui per curiosare. Superò ogni timore e si avvicinò.

«Si sieda, signore.» Disse il più alto. Non erano molto più grandi di lui, anche se portavano baffi e acconciature simili ai personaggi della belle époque.

Erano anni che non giocava a poker, decise comunque di tentare.

«Prenda posto, qui, vicino a me. Le presento Francesco Duzzi, l’archeologo e Mattia Netti, il dottore.»
«E lui e il professor Martino Zano, lo storico!» Disse Duzzi quasi scimmiottando il modo in cui era stato precedentemente introdotto.  
«Zoel, piacere mio.»
«Solo Zoel? Allora, qui giochiamo a cinque carte, sa farlo?» Domandò il dottore.
«Certo che so… » Non finì la frase, e alzandosi di scatto si girò verso il tavolino dove sedeva prima. Aveva dimenticato il suo bicchiere di birra.
«Rosellina!» Urlò Zano «una birra doppio malto non filtrata per il signore!»
«Non c’è bisogno di gridare, cafone!» Rispose indispettita la barista.
«Si sieda, signore!» Invitò di nuovo lo storico arricciandosi i mustacchi biondi dalle sfumature rossastre.
«Dottor Netti, a lei l’onore, distribuisca!» Si davano del lei, un modo buffo per prendersi in giro. 
«Non è di queste parti, vero?» Chiese l’archeologo.
«No!» Rispose lui senza aggiungere altro e mettendo in ordine le carte che aveva ricevuto. Quell’interrogatorio improvviso lo infastidiva.
«Ecco!» Disse la signora posando rumorosamente il bicchiere di birra sul tavolo.
«Sul mio conto amore!» Ordinò sarcasticamente lo storico.
«Anche lei qui per gli scavi allora? Scommetto che è un giornalista?» Continuò Zano.
«Non proprio, sono qui per un mio libro. Sto raccogliendo idee e informazioni circa…»
«Uno scrittore dell’orrore?» Interruppe il dottore. «Udite e udite signori. Rosellina, un altro giro di birra!» Continuò sarcasticamente ma con allegria.
«Se è alla ricerca di storie strane allora è venuto nel posto giusto mio caro. La vostra puntata?» Proseguì lo storico.
«Un quarto di bionda.» Suggerì il dottore.
«Vedo!» Proseguì l’archeologo.
«Anche io, e lei?» Chiese Zano. Ci fu un attimo di silenzio. «Qui non giochiamo a soldi, ma a quarti di bionda. Alla fine della partita chi perde paga l’ammontare di birra dovuto.»
«Beh, allora vedo» Disse lui sciogliendosi un po’. Il cameriere arrivò lasciando da bere.
«Vuole dunque scrivere un racconto di paura basato sulle tombe ritrovate qualche mese fa?»  Chiese lo storico mentre osservava irritato le sue carte.
«Più o meno, sono anche interessato allo strano comportamento degli animali nelle zone limitrofe.»
«Capisco! Veda, il nostro è sempre stato un paese strano, accadono cose incredibili: come l’avvistamento di fantasmi, oggetti domestici ritrovati in mezzo alla strada, eccetera, eccetera, eccetera…Ma da quando abbiamo scoperto quelle tombe…»
«Siete delle bestie!» Interruppe il vecchio seduto accanto alla vetrata. «Avete liberato lo spirito maligno di quei guerrieri vichinghi: gente malvagia, pirati spietati assetati di sangue, le mie vacche…morte…rinsecchite…»
«I tuoi animali sono stati mangiati dai lupi stupido ubriacone.» Continuò l’archeologo. «Invece di accudirli passa tutto tempo a bere e poi si lamenta del fatto che i suoi animali spariscono o vengono uccisi» Finì informando gli altri giocatori.
«Non credo che le sue mucche siano morte mangiate…» Ribatté il dottore « È come se qualcuno avesse succhiato via tutto il sangue, lasciando solo ossa e pelle.»
«Le faine o le volpi allora.» Ipotizzò lo storico.
«Le volpi sono animali piccoli, ammazzano galline o polli. Le faine sono ancora più minute.» Ribadì il dottore.
«Resta comunque il fatto che quel vecchio beve come una spugna e non bada alle sue bestie, ecco perché sono morte. » Concluse.
«Noto che tutto ciò la incuriosisce, invece di spaventarsi sorride.»  Disse lo storico.
«Beh, è tutto molto interessante per me, capisce che… » Non terminò la frase.
«La vedremo allora spesso in giro nei prossimi giorni?» Lo interruppe sorridendo maliziosamente. «Sa, tutti e tre facciamo parte del team che si occupa degli scavi, possiamo darle una mano con il suo racconto, sempre se non le dispiace.» Informò Zano.
«Certo, sarebbe utilissimo. Mi occorrono informazioni sul contesto storico, dati specifici sulla natura dei ritrovamenti, fatti accaduti.» Disse lui ripensando alle parole dette poco prima dal signore che aveva perso i suoi animali e a quelle del dottore.
«Ad una condizione!»  Impose lo storico.
«Quale?» Domandò impaziente Zoel.
«Che lei non aggiunga niente di denigratorio sul nostro paese e che la storia si basi su fatti veri, accaduti realmente.» Richiese.
«Un’altra condizione!» Aggiunse l’archeologo. «Voglio il mio nome nell’introduzione, dove mi ringrazia per le notizie specifiche che fornirò sugli scavi. Ah, quasi dimenticavo, un personaggio che mi somigli!» Finì con una risata rauca e impastata di muchi da fumo. Zoel accettò con il sorriso sulle labbra.
«Ora si gioca signori. Birra Rosellina!»

Riccardo aveva imbandito un tavolino vicino al caminetto. Il calore accogliente delle fiamme riscaldò in pochi secondi le mani infreddolite e tremanti dello scrittore.

«Doveva informarsi sul clima prima di partire, il freddo è sempre pungente qui.» Disse Riccardo. Il profumo del coniglio che si cuoceva sulla brace si insinuava bramosamente dappertutto. Una tovaglia a quadretti bianchi e arancioni rendeva l’atmosfera ancor più casereccia. Zoel ripensò alla casa di campagna, quando da bambino passava intere giornate accanto al focolare scrivendo racconti, leggendo storie dell’orrore e tostando fette di pane paesano.

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