Il gioco al massacro di Squid Game

Il gioco al massacro di Squid Game

Articolo di Gianni Vittorio

Squid Game, serie coreana prodotta con un budget relativamente basso, è stata subito presa di mira dai cultori del mondo seriale. Anche in Italia il successo è stato repentino. La causa scatenante è stato forse il gioco, utilizzato come motore narrativo.

Seong-Gi hun (Lee Jung-jae), un uomo divorziato e sommerso dai debiti, viene avvicinato da un misterioso uomo affari che gli propone di partecipare a una serie di vecchi giochi per bambini in cambio di una solida vincita in denaro. Da lì a poco si vedrà catapultato nel mondo “carcere” fatto di sorveglianza e violenza.

Rinchiuso insieme ad altre 256 persone con problemi simili, il protagonista dovrà sopravvivere di volta in volta superando le sfide che gli verranno proposte dal deus ex machina di cui non si conosce l’identità. Il regista coreano ci mostra un mondo in cui ognuno è controllato, e la società è suddivisa in classi sociali molto rigide, con disuguaglianze molto simili a quella che può essere attuale Corea del sud. Satira sociale, con un alto tasso di violenza, che strizza l’occhio al mondo delle anime. Se dal punto di vista narrativo la storia è abbastanza fluida (la trama va avanti seguendo i sei giochi previsti dall’organizzazione), il ritmo pare essere piuttosto lento. Gli episodi più riusciti e ben congegnati sono senza dubbio la parte introduttiva, e gli ultimi episodi, nei quali la narrazione offre allo spettatore alcuni colpi di scena riusciti e ottimamente inseriti nei punti clou della storia.

La struttura narrativa è concepita in un senso circolare, infatti la serie si apre con una sequenza in cui dei bambini stanno giocando a Squid Game, mentre una voce off spiega in cosa consiste il gioco, sconosciuto al pubblico occidentale. Il sesto episodio è proprio quello in cui i due finalisti si batteranno, cioè il “gioco del calamaro”. Così lo spettatore scoprirà che la scena del primo episodio non è altro che un flashback che coinvolgeva i due protagonisti adulti quando erano bambini. E sarà proprio questo ricordo dell’infanzia che interromperà, per un attimo, la lotta tra poveri.

Squid Game è una serie che mostra il lato oscuro di ognuno di noi, non attraverso la solita narrazione distopica, ma una lettura estremizzata del presente, che in particolare sfrutta alcuni principi delle teorie complottiste per arrivare ad un fondo di verità.

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