Il cimitero degli animali

Il cimitero degli animali

Racconto di Albino Console e Mariasole Orrico. La vignetta è di Kirill Scalirò

Una delle più belle estati mai viste al Sud della Calabria, Sofia, boccoli castani ed occhi azzurri, all’epoca aveva 9 anni ed aveva un solo desiderio per il suo compleanno, voleva un cucciolo a cui dedicarsi.

Un piccolo compagno di giochi su cui riversare tutto il suo amore dopo la prematura morte dell’adorata mamma pochi mesi prima. La mattina del 30 agosto, Domenico, il padre di Sofia si presentò di buon’ora nella stanza della piccola. Aveva una scatoletta in mano, lei capì subito che non poteva trattarsi di un cucciolo.

La scatola era troppo piccina, ma dolcemente come sempre, sorrise all’amato papà, allungò le braccia e ringraziò come solo sa fare chi conosce la sofferenza, chi ha vissuto l’abbandono forzato. Domenico chiese alla piccola un solo favore, di aprire la scatola fuori casa.

Sofia uscì e si fermò sotto un patio subito all’esterno della loro casetta di campagna, il tempo di sciogliere il fiocco e vedere che si trattava di un guinzaglio, cosi un batuffolo peloso e scodinzolante le saltò addosso. Il suo grande sogno era diventato realtà, aveva un amico peloso, un cucciolo di Labrador meraviglioso, amorevole ed innamorato della sua nuova padroncina al primo sguardo.

Sofia decise di chiamarlo Spillo, chissà poi perché, non aveva nulla che ricordasse qualcosa di appuntito, anzi. Le giornate trascorrevano felici e spensierate, spillo sempre dietro a Sofia che si prendeva cura di Spillo come una piccola madre, come la madre che lei non aveva più. Una gioia immensa per gli occhi stanchi di quel padre oramai solo, distrutto per la perdita della moglie ma che cercava, ovviamente, di non esternarlo per non dare preoccupazione alla sua unica ragione di vita.

Veloci si staccavano i mesi dal calendario e giunse l’inverno in men che non si dica, poco male, l’amore per quel cucciolo riscaldava il cuore di Sofia ed il padre a sua volta traeva forza da ciò. Ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, Sofia torna a casa poco dopo le 13:00 particolarmente felice, sapeva che avrebbe avuto quasi 3 settimane di svago assieme al suo papà ed a Spillo.

Sofia “Spillo, vieni bello, Spillo dove ti sei nascosto!?”

Sentita la piccola Sofia di ritorno chiamare il suo cucciolo il padre uscì di casa ed abbracciò la figlia forte, lei aveva già capito che qualcosa di brutto era successo, non chiese nulla, corse in camera sua ed esplose in un pianto disperato. Probabilmente tutte le lacrime accumulate per la perdita della mamma e mai versate trovarono sfogo assieme a quelle per la perdita del suo migliore amico, del cucciolo tanto desiderato.

Il padre trovò Spillo davanti casa, al centro della strada, investito probabilmente mentre aspettava la sua padroncina di ritorno. Nessuno si fermò a prestare soccorso al piccolo Spillo, neanche la persona che lo ha investito. Quell’anno non ci fu Natale, non ci fu nessuna festa in quella casa. Sofia era chiusa nel suo dolore da oramai due settimane, inconsolabile, triste, delusa, il padre avrebbe fatto qualsiasi cosa per rivedere il sorriso della figlia, qualsiasi cosa.

A casa di Domenico non si era ancora fermato il rito delle visite di cortesia per la perdita della moglie quando un tardo pomeriggio fece la sua comparsa un’anziana signora del paese. Portò con sé una meravigliosa torta di mele e tanti buoni consigli.

Parlando con l’anziana Domenico raccontò l’episodio di Spillo e l’anziana sorridendo disse “non hai mai sentito parlare del cimitero degli animali?” “no!” disse Domenico e lei continuò “ai confini nord della Regione c’è un piccolo pezzo di terra dietro una chiesetta sconsacrata in cui seppelliscono i cuccioli, alcuni di loro, dicono, essere tornati dai loro proprietari dopo alcuni giorni, ma sicuramente si trattava di morti apparenti…”

Un malsano pensiero pervase la mente di Domenico, che la sera stessa disseppellì il povero Spillo per portarlo in quel posto. Disse tra sé e sé che aveva l’obbligo di provare il tutto per tutto, anche se questo, avesse avuto un costo esorbitante. Dopo ore di auto, riuscì a trovare quello che a tutti gli effetti era un cimitero per animali, un luogo sperduto e macabro, strani versi nelle sterpaglie ed una luna inquietante illuminava i suoi passi, un sacco nella mano sinistra, era Spillo, ed una vanga nella destra, era il momento di scavare.

Oramai il primo giorno di scuola era arrivato è Sofia con la morte nel cuore andò, come sempre. Al suo ritorno vide quella strada orfana del suo amato cucciolo e scoppiò in un pianto soffocante, disperato, non era più la stessa. Dopo oramai cinque giorni da quella notte, Domenico capì che l’anziana gli aveva mentito, decise di chiamare la figlia e di andare a mangiare qualcosa fuori casa, voleva distrarsi e far distrarre la piccola taciturna da tempo. Al loro ritorno, appena scesi dall’auto un guaito si levò dal patio, era il verso di un cane, era sofferente, ma era un verso conosciuto… assurdo, era Spillo, o meglio un cane che assomigliava terribilmente a Spillo.

Sofia non chiese nulla, non si fece domande, andò solo verso il suo amato amico e lo abbracciò, magia, miracolo, Domenico non sapeva cosa pensare, ma la figlia era di nuovo felice e tanto bastava.

Il giorno immediatamente dopo furono giorni di assoluta felicità, tutto era tornato proprio come prima, o quasi. Inevitabilmente Domenico cominciò a pensare ciò che un uomo non dovrebbe neanche immaginare. Il suo unico pensiero era per la moglie, e se Spillo era tornato dall’aldilà, perché la moglie doveva rimanere in quella fredda bara di legno e zinco? Ci pensò per giorni, settimane di indecisione e paura, non poteva succedere, non poteva tornare, ma se fosse successo cosa avrebbe detto, come avrebbe spiegato?

La sua solitudine rispose a tutto, e l’amore coprì l’orrore, disseppellì la bara della moglie, e ripartì per quello che poi, si sarebbe rivelato un luogo maledetto. Scavò, stavolta scavò molto di più, un po’per paura che la moglie tornasse, un po’per paura che la terra non bastasse al miracolo. Il viaggio di ritorno fu annebbiato da pensieri e preoccupazioni e purtroppo, il rientro diede le risposte che non voleva. Spillo aveva aggredito la sua padroncina, Spillo non era più il dolce compagno di giochi che conoscevano.

Assieme a quel cucciolo era tornato altro dal regno dei morti. Qualcosa di malvagio risiedeva nello sguardo di quel cane dalla bocca insanguinata dopo i morsi a Sofia. Domenico imbracciato il fucile chiuse rapidamente la pratica, era pericoloso, quel cane era diventato un demonio. Sofia fu portata in ospedale e li partì d’ufficio una denuncia per l’accaduto a cui Domenico non diede risposte convincenti. Le forze dell’ordine, così iniziarono delle indagini che inevitabilmente portarono a quel cimitero, Domenico era stato inquadrato da diverse telecamere nei suoi insani spostamenti.

Li le autorità trovarono centinaia di carcasse di animali ed una bara, una bara aperta, vuota…

Una folle corsa a casa dei due per chiedere spiegazioni, per conoscere la sua versione dei fatti ed il perché si fosse recato lì due volte di notte, ma in casa nessuno rispose, la porta spalancata, sangue ovunque, qualcosa di orrendo era accaduto il quel posto e mai fu trovata la moglie proprio come non si trovarono più tracce di Domenico e della sua dolce figlia Sofia.

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