Armando Grosso e i suoi “Contenuti espliciti”. Una chiacchierata poetica

Armando Grosso e i suoi “Contenuti espliciti”. Una chiacchierata poetica

Articolo di Martino Ciano. Foto fornite da Armando Grosso

Armando Grosso è un “cattivo” ragazzo innamorato della poesia. Se ne sta nella sua Diamante, in provincia di Cosenza, e ogni tanto vado a trovarlo. Durante le nostre chiacchierate spunta fuori sempre il suo “chiodo fisso” per l’arte e per la letteratura, proprio non riesco a fargli capire che “tutti gli amori possono tradirci”. Lui neanche si è preparato un Piano B, quindi in caso di “tradimento” se la prenderà con il mondo e continuerà a maltrattarlo attraverso la sua penna. Ma sia ben chiaro, io mica voglio scoraggiarlo, piuttosto voglio provocarlo.

Ora è al lavoro sulla sua nuova raccolta di poesie, la terza dopo “Brucerò tra i miei versi” e “Asfalto”. Il titolo è molto chiaro e diretto, ossia “Contenuti espliciti”. Mi dice che questa volta non vuole mettere limiti “al suo lessico”, tant’è che sorrido e gli rispondo “ma perché ti sei mai autocensurato?”. Lui mi guarda restando in silenzio e ridacchia; ecco, ha già detto tutto così.

“Quando si scrive – mi spiega – bisogna essere sinceri, sono stufo di tutti questi sole, cuore ed altri bei termini. C’è bisogno di più realismo, di situazioni quotidiane in cui il lettore possa sentirsi partecipe e non solo un’ombra statica in balia delle seghe mentali di qualche autore frustrato. Bisogna essere incisivi e rappresentare ciò che realmente è. Il trucco di inventare storie e fatti non reali non fa per me, io posso parlare solo di ciò che ho vissuto, di ciò che penso, anche se è scomodo”.

Armando è felice di confidarmi che, per lui, il miglior complimento è il disprezzo di alcuni per ciò che scrive. “Mi esalta ancora di più”. Infatti, la sua nuova raccolta “Contenuti espliciti” vuole disgustare e provocare forti indigestioni. “Sono sensazioni che spero il lettore riesca a provare con sincerità. A me piace indagare il degrado volutamente celato sotto il tappeto delle nostre buone maniere”.

E la forma, la tecnica, tutte quelle cose che differenziano un’attività artistica da una invettiva?

“Vorrei centrare un punto a riguardo – risponde Armando – tutto ciò ha importanza, senz’ altro; ma nella scrittura non serve solo questo. Ci vuole ‘Anima’, bisogna comunicare l’anima delle cose e delle situazioni; l’anima che fuoriesce dal proprio atto creativo. Io pongo il problema proprio sotto tale aspetto. C’è chi continua ancora a pensare a regole e a schemi, però dimentica il fine ultimo della poesia, ossia emozionare, arrivare al cuore di ogni essere umano. E queste cose le cerco anche nei poeti che leggo, che mi piacciono e nei quali mi ritrovo”.

Insomma, un poeta dev’essere prima di tutto un uomo e poi un anti-poeta; prima deve uccidersi e poi deve risorgere attraverso le sue parole. Armando ci prova ogni giorno, per fortuna.

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