Giuseppe Perrone. La quarta parte. L’ArgoLibro editore

Giuseppe Perrone. La quarta parte. L’ArgoLibro editore

Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Gli amanti dei libri

La poesia di Giuseppe Perrone si presta a molteplici interpretazioni, ma una su tutte spicca: quella dell’esperienza, come sottolineato anche da Cosimo Argentina nella sua prefazione. Nessun componimento si addentra in una astratta ricerca del senso, ma ogni parola converge verso il regno del “reale”. E in questo spazio, che non ammette imprecisioni, perché l’errore è già compreso in esso, la quarta parete è sia un muro che divide, quanto una porta che apre sulla “possibilità”. Così, Perrone gioca a dadi e crea un Universo in cui è reale tanto ciò che accade, quanto ciò che potrebbe accadere. 

Nella stanza imperfetta/c’è un di fronte/non è muro/non c’è finestra/un di fronte/confine o spazio aperto/la poesia si scrive da sola/e racconta, il lato oscuro.

E proprio perché ogni verso mostra il lato oscuro della realtà, Perrone si veste dei panni del poeta-osservatore, che non istiga alla reazione perché, dopotutto, il mondo è ciò che appare in ogni istante, con tutte le sue possibilità, con i suoi dolori, i suoi vizi e con le gioie che si manifestano fugacemente.

Mentre l’acqua di fiume scorre/indifferente/i suoi argini si consumano/d’accidia e invidia/mentre una lacrima d’addio scende/silenziosa/i suoi demoni ridono/con peccato e fuoco/nel “mentre”/l’attrazione degli opposti.

Se quindi gli opposti si attraggono, innescando reazioni che scontrandosi si annullano, allora la quarta parete è anche immagine di un’anima che pian piano si impregna di emozioni che danno fiato alla creatività, perché se è vero che la realtà non si trasforma solo con il pensiero, è pur vero che il pensiero e le parole “colorano” la realtà, la interpretano e le danno un’anima.

Così Perrone si fa poeta di fronte alla nuda realtà, quella che non si lascia accarezzare e non si fa addomesticare. E in questo eccesso di lucidità tutto si fa evanescente, nonostante queste parole siano solide, reali, mischiate all’attesa di un varco verso la “vastità delle possibilità”.

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