Giuseppe Battaglia. Ferite nella memoria. L’ArgoLibro editore
Una inevitabile riflessione sul divenire. Così Giuseppe Battaglia nella sua ultima raccolta poetica. La recensione è di Martino Ciano ed è già stata pubblicata su Gli amanti dei libri.
Sono ferite che mai si rimarginano quelle che la memoria porta sulla propria pelle. Lo sa bene Giuseppe Battaglia che nei suoi versi è fin troppo lucido. Ma la poesia è anche l’ultimo appiglio di chi non si lascia attraversare dalla vita, perché esistere è molte volte un abbandonarsi, senza remore, al divenire. Le parole di Battaglia vanno controcorrente. Sono per l’adesso e tali rimarranno. Forse l’eternità si scopre catturando il presente. Il poeta siciliano infatti si appropria di pezzi di eternità e li trattiene tra questi versi telegrafici.
L’opera che ci consegna si imprime nella memoria, perché i ricordi scalfiscono, tagliano, lacerano. Vero è che le ferite si rimarginano, ma le cicatrici continuano a parlare.
Giuseppe Battaglia non c’è più. Ci ha lasciati. Questa raccolta di poesie contiene i suoi ultimi componimenti.
Giuseppe Battaglia è vivo. È qui, in questi versi, in quelli scritti precedentemente. L’eternità esiste? Forse sì, forse è proprio in questo presente-poetico descritto in una manciata di parole scelte con cura.
Le parole/nel buio/colano a picco/in un passato/senza inizio.
Nonostante questo tentativo di catturare l’attimo, in ogni verso si avverte il senso di caducità, perché nulla può fare a meno del tempo; almeno qui, nel mondo, niente può esistere aldilà del divenire e del mutamento. Anche le parole, per quanto possano decantare l’eternità, sono soggette all’evoluzione dei significati.
Cosa rimane, quindi?
Sotto l’umida pietra/ non c’è giorno/lì/il tempo finisce
Cos’è l’umida pietra se non un sepolcro per il dolore, per l’attesa, per la gioia, per tutto ciò che viene mosso da quella ingorda volontà di vita che anima l’Universo; eppure, dolci diventano/i sogni/senza inganno/la giovane luce/aspetta/il nuovo giorno.
Sono versi che danno voce a una speranza che si insinua nella consapevolezza che nulla può essere fermato. Solo nella memoria, tra i ricordi, si rivive, si distrugge e si ricompone il senso del proprio tempo. Questo ci sussurra Giuseppe Battaglia, come scrive anche Nicola Vacca nella sua prefazione; questo è il dono che il poeta Battaglia ci lascia, l’ultimo, ma anche il più prezioso.