Giovanni Petronio, I ragazzi della Fiumarella, Link
Recensione a cura di Martino Ciano
Chi si ricorda del più grave deragliamento della storia italiana? Tengo a precisare, deragliamento, non incidente ferroviario.
Avvenne il 21 dicembre del 1961, in Calabria, nei pressi di questo torrente, in provincia di Catanzaro. Morirono 71 persone, perlopiù studenti e la maggior parte di questi era di Decollatura. Un’intera generazione venne spazzata via, perché in quei vagoni che si staccarono improvvisamente dal locomotore, per poi precipitare e schiantarsi sulle sponde della Fiumarella, c’erano le giovani speranze di una terra che ancora oggi lotta a perdifiato per ritrovare un senso.
Eppure, questo drammatico avvenimento non viene ricordato, anzi, la cronaca nazionale lo ha dimenticato, i calabresi anche ignorano che sia avvenuto. Quella tragedia è rimasta privata, anzi, segregata nelle coscienze di una comunità che ancora deve svegliarsi da questo lutto. Questi sono i motivi che hanno spinto Giovanni Petronio a scrivere il libro, dato che in quell’area è nato e cresciuto. Ha ricostruito le storie di quei ragazzi morti, ha parlato con i parenti, ha raccolto le testimonianze dei pochissimi superstiti. E proprio lui è giunto a questa conclusione: è una tragedia che ancora scotta, che non è stata ancora elaborata.
Ma l’intento del libro è anche un altro. C’è una sottile denuncia sullo stato delle infrastrutture della Calabria, perché tutto ciò che è accaduto nel 1961 era già inscritto in quell’arretratezza infrastrutturale in cui ha sempre marciato questa regione (mi permetto di usare questi termini perché sono calabrese) e, in secondo luogo, ancora oggi tutto è rimasto immutato. Giovanni Petronio, dunque, non vuole solo riportare alla memoria una tragedia dimenticata, ma vuole anche aprire un dibattito, vuole accendere i riflettori su ciò che rimane dopo cinquantotto anni.
Forse, più delle parole, in questo libro si viene colpiti dalle foto in bianco e nero dell’epoca e dai visi sbiaditi delle vittime. Ognuna di loro aveva una storia, aveva tanti sogni da realizzare, era agitata dalla speranza. Ma anche in questo caso, Petronio non vuole commuovere, bensì, vuole rievocare, ossia, avverte la necessità di trasferire la memoria a un piano collettivo. È la memoria collettiva che struttura una comunità. Gioie e dolori diventano riti di passaggio nel momento in cui la collettività li adotta come elementi della propria identità.
Un libro per meditare.