Discorso dell’ombra e dello stemma. Giorgio Manganelli e la “menzogna della letteratura”

Discorso dell’ombra e dello stemma. Giorgio Manganelli e la “menzogna della letteratura”

Recensione di Martino Ciano – già pubblicata su Gli amanti dei libri

Esce per la prima volta nel 1982; fa a pezzi la letteratura; per queste pagine, scrittori e lettori sono solo dei dementi.

Giorgio Manganelli, classe 1922, ci ha lasciati nel 1990; è uno dei massimi esponenti dell’avanguardia, ma è anche un ottimo critico letterario, che però non è troppo tenero nei confronti dei suoi colleghi e di sé stesso. Non si pone sul piedistallo, anzi anche lui scende nell’ombra e negli inferi. D’altronde, proprio l’ombra è l’area in cui agisce la letteratura.

Questo libro è particolare proprio perché non ha un significato; o meglio, questo significato non si rivela subito, bensì va cercato in quel non senso o non letteratura, chiamateli come volete, che è anche la densa materia di cui questo libro è composto. Manganelli, in fondo, indaga proprio sul doppio senso della parola, partendo da quella parte in ombra in cui ogni significato si annulla.

Per lui, la letteratura è una grande menzogna, creata ad arte da ignari bugiardi, ossia gli scrittori. Ignari, perché credono di possedere le parole, mentre non sanno di essere posseduti da questi stemmi che traggono il loro nutrimento dall’ombra. Chi è quindi l’oscuro mentore? Per Manganelli è Dioniso, quel dio che guardandosi allo specchio, non vede il suo riflesso, bensì il mondo e gli uomini. Le sue proiezioni formano la realtà. Ma una realtà che è frutto di un riflesso non ha nulla a che fare con la verità.

Pertanto, ecco la letteratura; ovvero, un miraggio che si fonda su parole dai significati cangianti. Significati che si intrecciano nel mito. Mito nel quale si crea il non senso. In questo gioco al massacro, lettori e scrittori si inseguono. Entrambi credono di esistere in ciò che leggono o che scrivono; invece, non sanno di essere governati da una menzogna, da un’indefinibile serie di significati che si azzerano a vicenda.

Manganelli ne ha per tutti; non risparmia nessuno. Non se la prende solo con i lettori e con gli scrittori, ma anche con gli editori e i critici, che definisce fieri rappresentanti della decadenza culturale. Preferisce andare a ritroso, quando il mondo non sentiva il bisogno della letteratura; quando non esisteva la scrittura; quando l’uomo era indifferente. Eppure, proprio a causa di quella tenace indifferenza, durata per milioni di anni, nacquero i presupposti per la letteratura.

Un libro controverso, ironico, tagliente; elegante, come richiede la menzogna. Così, quest’opera ripresa da Adelphi richiama alla nostra mente qualcosa di oscuro; che è in noi. Risvegliando quell’ombra in cui tutto si nasconde e si camuffa. Forse lì risiede anche la nostra verità, scritta su pagine che mai nessuno leggerà.

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