Gianluca Conte, Il niente ineludibile, L’ArgoLibro

Stampa

 

Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Il Suddiario

Niente Nulla vengono usati come sinonimi, ma il loro significato è differente e rientra in un discorso logico che, se venisse affrontato e divulgato a dovere, modificherebbe alcune delle nostre profonde convinzioni. Infatti, non è un mistero che il linguaggio costruisca strutturalmente le categorie su cui modelliamo la società e i suoi comportamenti. Proprio per questo motivo noi diciamo che la parola è forza, in quanto la lingua edifica il modello, ma ciò non vuol dire che la parola sia verità. Infatti, il linguaggio partecipa alla falsificazione del fondamento degli Enti, in quanto mostra l’intraducibilità dei simboli, i quali hanno una natura ambivalente capace di creare un dialogo armonioso tra opposti significati.

Pertanto, partiamo dal significato delle parole. Nulla è il non-essere-assolutoNiente è il non-essere-in-relazione-a, quindi, traducibile con diverso da, perché non-ente diNiente apre un confronto tra l’Ente e la totalità. Per capirci, il triangolo è diverso dal quadrato, ossia, il triangolo è niente del quadrato; ma attraverso questa negazione, implicitamente sveliamo anche cosa sia il triangolo e cosa sia il quadrato, pertanto, apprendiamo che essi sono parte di una relazione e non di una contraddizione.

È questo il tema che Gianluca Conte affronta nel suo breve saggio, disquisendo su un tema molto caro alla filosofia, ancora attuale, e che nei secoli ha affascinato i filosofi. Infatti, attraverso la negazione noi confermiamo una presenza. Ciò vuol dire che la realtà e la verità degli Enti si ottengono anche per sottrazione e, soprattutto, comprendiamo che la negazione dell’Ente è anche il suo fondamento, in quanto il non essere è già nell’Ente e nell’Universale.

Com’è possibile questo? La logica non è verità, sia ben chiaro, ma in questo caso è alla base di un ampio discorso tramite cui oltrepassiamo il limite del nostro sistema di pensiero e, grazie al quale, potremmo riappropriarci dell’originaria ambivalenza dei simboli, argomento sul quale Galimberti ha scritto pagine su pagine.

Nel suo libro, Conte non esclude il Nulla, tenendo in considerazione che anche esso è determinante nel nostro sistema di pensiero, perché, nonostante il suo significato totalitario, in sé nasconde un’altra cruciale insidia per l’Occidente, come ricordatoci in più occasioni da Emanuele Severino e, prima ancora, da Giacomo Leopardi.
Il saggio di Gianluca Conte è un appassionante viaggio nei meandri della filosofia, ma è anche un libro consigliato a coloro che vogliono spingersi al di là della ragione binaria del nostro Occidente.

Post correlati