Cronache artistiche da Forenza. Il Giardino dei Semplici di Mario Brienza

Articolo di Andrea Massimo Basana
Mario Brienza è un poliedrico artista che vive a Forenza, una persona dalla fine sensibilità e dal grande intelletto. Formatosi come operaio edile, ha sempre nutrito nel suo animo un’indomabile scintilla che lo ha portato a cimentarsi in vari settori artistici. Pioniere della fotografia, i suoi scatti raccontano con ironia mai scontata i problemi che affliggono il suo paese e le gioie dei suoi concittadini. Accanto a questi vi è una straordinaria raccolta di immagini che documentano la storia e l’arte del suo borgo, che a volte rimangono unica importantissima testimonianza di un passato scomparso.
Mario non ama i riflettori, né la sterile retorica, ma è sempre pronto a svelare i segreti del suo paese a chi dimostri vero amore ed interesse per la sua Forenza.
Negli anni, Mario Brienza ha donato alla sua città svariate opere, in cui la sua arte si fonde in maniera inscindibile con l’ambiente che la circonda. Le sue opere sono meraviglie sprigionate da una mente superiore che ha conoscenza di artisti e correnti e che sa cogliere il meglio di entrambi, creando un suo stile unico e inconfondibile. I mosaici di Gaudì, i ready-made di Duchamp, i delicati equilibri di Calder, le grandi campiture di colore dei macchiaioli: una sinfonia di note e armonie che concorrono ad esaltare l’unicità delle opere scaturite dalla sua inesauribile fantasia.
Ultima sua realizzazione è “Il Giardino dei Semplici”, fiorito in un angolo nascosto del paese. Il nome è stato volutamente scelto quale richiamo alla semplicità francescana e al santo fondatore dell’Ordine. Qui Mario, come il santo, vuol far sì che vi sia un dialogo collettivo, aperto ad ogni persona e creatura, una conversazione comune di animi e menti su arte, storia e futuro, dalla quale, come in un giardino, germoglino la consapevolezza e l’umiltà, quali sentimenti che innalzino e liberino l’animo alla ricerca di un paradiso interiore e metafisico.
Il nostro artista con quest’opera ci sprona a creare una selva di giardini, spirituali e tangibili, che mirino alla disarmante bellezza dell’umiltà e della semplicità. Mario, come ogni vero artista, valica i confini della mera percezione e ci invita ad aprire la mente; le suo opere saranno più soffici di una pelliccia di candido ermellino a chi si accosterà ad esse con animo puro e trascendente.
Ogni sua opera è un inno al paese, dona vita dove la vita sembra scomparsa. La sua visione è creata con i frammenti di una Forenza estinta, che come un albero tagliato rigermoglia dal suo ceppo. La sua opera, come un delicato e vigoroso fiore, sprigiona il dolce sentore del ricordo, il triste odore del presente e l’ineffabile profumo del futuro.
Quel che qui Mario Brienza crea è la speranza, la speranza della rinascita di una foresta dopo l’incendio. Se vi capiterà di passeggiare per Forenza ed imbattervi in Mario, accostatevi a lui come ad un antico maestro botanico e, forse, egli vi svelerà qualche segreto del sacro elisir che fa sbocciare l’adamantino fiore di ogni vero artista.