Ennio Flaiano: un marziano in mezzo a noi
Articolo di Nicola Vacca. Foto presa dal web via Wikipedia
Le invettive ironiche di Ennio Flaiano hanno smascherato un’epoca e come profezie sono arrivate al nostro tempo, leggendo tutto nella sua miseria, pochezza e ipocrisia.
Soprattutto Diario notturno, libro potente che arriva dagli anni cinquanta, in cui il marziano Ennio osserva da pensatore acuto tutte le situazioni di un’antropologia culturale italica, con tutti i suoi vizi e le sue menzogne, portando al limite estremo i suoi luoghi comuni per poi ribaltarli in paradossi.
«C’è poco da stare allegri in questo paese. Privi di risorse, gli abitanti vivono nella più gaia miseria possibile, confortati da una tenace fede nel dopo domani. Credono in Dio e nel segreto dei loro pensieri, amano immaginarlo ricco».
Eccolo il nostro caro Ennio, satiro irriverente che non ha paura di restare solo, che come pochi è capace di bastonare il suo tempo, di leggere dentro il marcio del suo perbenismo, di condannare con ironia, intelligenza e cinismo la cultura dei benpensanti e il conformismo da basso mercimonio.
Flaiano, attraverso l’invenzione surreale, in Diario notturno ha messo in atto la pratica dello smascheramento. Un marziano a Roma, Sei raccontini inutili e La saggezza di Picwick sono testi presenti nel libro, in cui il genio di Flaiano usa magnificamente il registro del surreale per castigare la corruzione morale e politica di una Nazione e tutta la retorica del conformismo divenuto nella cultura e nella società un abito mentale.
Flaiano, cronista cinico della società, aforista spietato e pungente che non concede nulla al proprio tempo, satiro annoiato che divaga controcorrente con il suo personale frasario essenziale, mostrandosi senza maschera attraverso le parole come un intellettuale senza illusioni. Soprattutto nella sua attività giornalistica (da rileggere i suoi articoli su Il Mondo, L’Espresso, Il Corriere della Sera, L’Europeo) la sua penna acuta, intelligente e onesta ha sconfessato i vizi dell’Italietta, scagliandosi contro la cultura del mercimonio, gli interessi e i compromessi degli amici degli amici, la corruzione dei costumi e la malafede del potere.
Il vero marziano era lui che non si sentiva della sua epoca e, sicuramente, apparteneva a un altro mondo. Infatti, si sentiva bene e in armonia quando leggeva Giovenale, Marziale e Catullo.
«Invano provai di vivere con il popolo, ne fui ben presto stanco e schifato. Popolo godereccio, insolente. Di un’intelligenza sorniona, pesante clericale, abitudinaria. Tira il sodo e ha l’oracolo in bocca. Fraintende la tua simpatia, si fa sospettoso, infine decide di approfittarne»
Questo nostro e attuale tempo miserabile e amorale non ha il suo Flaiano, che già mezzo secolo fa aveva previsto con acume e genialità lo sfacelo schifoso che stiamo vivendo.
Oggi come ieri «L’Italia è un paese di porci e mascalzoni».