Filosofia e misticismo. Il Platone di Stefano Cazzato e il ritorno allo stupore

Articolo di Martino Ciano

Così la filosofia è ricerca dello stupore, sensazione che fa nuove tutte le cose, anche ciò che è sempre stato sotto i nostri occhi. In questo modo Ella diventa religione, dialogo con Dio o con gli Dei. Oltrepassiamo questo mondo apparente, sigillato nella logica, nella ragione, nel concetto che vuole dare un nome a ogni cosa, anche all’assurdità. Non tutto però può essere tradotto in parole; spesso e volentieri, nel silenzio e nella meditazione in cui l’intuizione si manifesta, ci accostiamo alla pura verità, rivediamo ciò che abbiamo dimenticato, ciò che abbiamo contemplato prima di entrare nel nostro corpo, in questo mondo di fenomeni concatenati in ipotetiche cause e fantasmagorici effetti. L’indicibile è ciò che echeggia nella nostra anima, quando la noesi, l’immediata intuizione, spezza la nostra carnalità e dà voce alla nostra essenza divina.

Il percorso di Platone è stato questo. Dal maestro Socrate, che tutto prova a spiegare, ai presocratici, che ogni cosa intuiscono, affidandosi a quel dionisiaco da cui l’uomo non può staccarsi. Si fa l’uomo veggente attraverso quel contatto con l’invisibile che parla tramite la meraviglia e lo stupore, passando da un orrore primordiale (la non conoscenza) alla quiete e alla felicità della sapienza. Nei dialoghi che Platone scrive, che hanno al centro il maestro Socrate, compaiono i poeti, i folli, gli indovini, coloro che con il loro sguardo penetrano il muro, che hanno abbandonato la caverna; e se è vero che ogni cosa può farsi concetto, è anche vero che a un certo punto bisogna arrestarsi, usare un altro mezzo, navigare in un mare che è sia calmo che mosso.

Platone inizia la sua strada verso il misticismo subito dopo la morte di Socrate. “Non è un caso”, scrive Stefano Cazzato nel suo saggio Il divino Platone. Filosofia e misticismo. Lui inizia a viaggiare, andando alla ricerca di quella filosofia che si mischia alla fede, alla religiosità; ritorna al suo primo amore, ossia la poesia, l’arte che più di tutte sa tradurre le intuizioni. Ma la parola non è sempre amica, così come la dialettica non risolve le controversie; anzi, spesso rivela solo che la contraddizione è madre dell’aporia.

Cazzato sfoglia i dialoghi di Platone, riporta in vita la Settima Lettera scritta già in età avanzata, quando ormai la conversione si era quasi compiuta. Nota che Platone pone il dubbio davanti a ogni discorso pronunciato, anche davanti a sé; fa comprendere che ogni verità detta dall’uomo è comunque un’opinione e che tutto muta, scorre verso quell’indicibile, meglio dire intraducibile, che l’uomo può suolo sentire (giacché il sentire è il senso attraverso cui l’anima bussa alla carne dell’uomo). Allora eccoli i futuri mistici, i contemplativi, le basi di quel cristianesimo che si rivela nella sua forma ascetica soprattutto in epoca medievale (Simone Weil e il suo La rivelazione greca insegnano). Soprattutto, ecco quella spiritualità che porterà alcuni filosofi di epoca moderna a guardare verso Oriente. Ma anche su questo sguardo verso Oriente, di cui Platone farà esperienza, viene spiegato che non è più una questione di Occidente o Oriente: c’è infatti un unico sentimento di elevazione che appartiene all’umanità e che si avverte in ogni periodo storico.

E allora cos’è la filosofia occidentale? Come scrisse qualcuno, e come viene riportato anche da Cazzato, è una serie di note a margine del pensiero lasciatoci in eredità da Platone. L’illuminato Kant a un certo punto chiede di fermarsi, perché non tutto può essere spiegato. Schopenhauer attribuisce alla volontà ogni fenomeno e maschera l’indicibile intuito come casualità. Casualità che per la ragione è caos, mentre diventa giustizia eterna per l’uomo che si eleva al di sopra del rozzo fenomeno e della fallace rappresentazione; e potremmo fare ancora tanti esempi.

In questo senso, Il divino Platone. Filosofia e misticismo di Stefano Cazzato è più di un saggio, ma un viaggio che ci accompagna nel cuore della filosofia, fino alle radici del nostro pensiero, del nostro indicibile dimenticato. Ecco dunque una storia che ci fa vivi.

 

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