Fantaghirò. La favola di una generazione
Articolo di Letizia Falzone
Era il 22 dicembre 1991, avevo sei anni quando Canale 5 mandò in onda, per la prima volta, quello che divenne uno degli appuntamenti fissi del Natale italiano: Fantaghirò. Durante queste vacanze natalizie, mi sono imbattuta per caso nelle repliche. Così ho deciso di vederlo insieme alla mia bambina di otto anni.
Diretto da Lamberto Bava la mini-serie trae origine dalla fiaba Fanta-Ghirò, Persona bella di Italo Calvino. Fantaghirò divenne per quasi 5 anni un vero e proprio fenomeno di costume rimanendo irrimediabilmente impresso in quasi due generazioni di ragazzi. Chi era un bambino allora, lo ricorda ancora vividamente: atteso quasi più di Babbo Natale, il nuovo capitolo di Fantaghirò aggiungeva al Natale un tocco di magia di cui ancora, in parte, sentiamo la mancanza.
In un paese medioevale e pagano due regni confinanti e nemici sono in perenne guerra fra loro. In uno dei due reami la Regina muore di parto dopo aver dato alla luce la terza figlia. Il Re, che desiderava un erede maschio, va su tutte le furie e decide di sacrificare la creatura alla bestia nella Grotta della Rosa d’Oro, ma un fulmine lo blocca e decide di riportare la piccola al castello. La bimba cresce dimostrando subito uno spiccato senso della giustizia e, sempre più interessata ai combattimenti e alla lettura che alle attività al tempo riservate alle donne, rifiuta un matrimonio combinato e nei boschi impara ad usare la spada. Passano gli anni e la giovane cresce sempre più indipendente e forte, attirando le ire del padre che decide di bandirla dal castello per il rifiuto della giovane a sposarsi con lo sposo designato. Nella foresta Fantaghirò incontra il Cavaliere Bianco che la cresce insegnandole a maneggiare armi e a vivere come un’amazzone. Durante una sfida con il Cavaliere, la ragazza incontra per la prima volta il giovane Romualdo, Principe del regno vicino e figlio dell’acerrimo nemico del padre e tra i due scocca il colpo di fulmine.
A rendere affascinante la storia, portandola ad avere oltre sei milioni di spettatori, fu la realizzazione e la trama da fiaba moderna con personaggi ben delineati e una protagonista femminile forte e piena di coraggio che ebbe il volto dell’affascinante Alessandra Martines, mentre Romualdo era interpretato da un giovanissimo e attraente Kim Rossi Stuart. Negli anni le avventure di Fantaghirò si aggiunsero di personaggi e comprimari come la Strega Nera, una donna perfida che aveva anche una vena comica che rendeva il prodotto adatto ai più piccoli ed aveva il volto di Brigitte Nielsen. Successivamente entra a far parte del cast Nicholas Rogers nel ruolo del perfido Tarabas, uno stregone che diventerà buono a causa dell’amore che nutre per la giovane principessa.
Paesaggi da fiaba ambientati nei boschi dell’ex Cecoslovacchia, elfi, pietre parlanti, orride oche parlanti dal ghigno assassino, alberi animati. Uno splendore, che per noi bambini di allora era fiaba, incanto. Chi non ha mai sognato di cavalcare il simpatico Chiomadoro? E vogliamo parlare della pietra consigliera Tornaindietro?
La serie divenne un culto, non solo per le sue storie avvincenti, a metà fra magico, medievale e romantico ma anche per le sue evidenti ingenuità e per il buonismo imperante: Fantaghirò vuole bene a tutti, perdona tutti, si fa fregare da tutti, anche se alla fine riesce sempre a riportare l’ordine e la pace. E vissero tutti felici e contenti.
È interessante la modernità del racconto: capace di sdoganare un personaggio femminile dal ruolo che le era imposto dalla società. Inoltre il carattere di Fantaghirò la porta a nascondere la propria bellezza per indossare abiti maschili, il desiderio di dimostrare di essere anche altro oltre al suo aspetto. E come dimenticare il coraggio di Fantaghirò nell’affrontare il suo destino, un destino non scritto ma che lo costruisce da sé. Andare contro i preconcetti e le idee schematiche di una società maschile. Ribelle, impavida, senza paura. È entrata nell’immaginario collettivo come vera e proprio icona di forza.
Ma non ha fatto i conti con l’amore. Un sentimento che è più forte di tutto e che abbatte qualsiasi barriera. Una favola che unisce magia e misticismo popolare. Una storia di coraggio, di amore e di rivalsa tutta al femminile.
Dopo aver ripercorso un po’ la storia della nostra eroina non posso negare che la nostalgia che avevo cercato di tenere lontana è arrivata e con lei i miei ricordi d’infanzia, delle serate natalizie, del calore delle feste e dei pomeriggi passati a prendere a bastonate gli alberi del parchetto vicino casa, perché quando si è piccoli basta una storia delle più semplici ad aprire un mondo assottigliando la soglia tra realtà e fantasia. Tutto è possibile e Fantaghirò ci fece credere che con coraggio e volontà avremmo potuto affrontare i mostri peggiori. Forse ci servirebbe ancora quel fanciullesco coraggio e nel tentativo di ritrovarlo qualche puntata sarà meglio rivederla.