False Flag. Quel potere che sa spettacolarizzare la tensione

False Flag. Quel potere che sa spettacolarizzare la tensione

Recensione e foto di Marco Ponzi

Oggi, ma in realtà da sempre, la storia ci insegna a riconoscere le appartenenze. Chi vince la guerra piazza la propria bandiera sul territorio appena conquistato e diffonde il vessillo ovunque, in modo che sia visibile e identificabile.

In battaglia, quando la guerra era anche una questione di onore e veniva mossa, si fa per dire, per nobili ideali, rappresentare una nazione attraverso la bandiera, morire avvolti dentro di essa o compiere azioni eroiche era motivo di grande orgoglio.

La bandiera è quindi qualcosa di realmente identitario: è qualcosa che aggrega e riunisce perché rappresenta dei valori.

Nelle guerre moderne, però, tutto questo ha un po’ meno senso.

Ce lo spiega bene Enrica Perucchietti, autrice di questo interessante saggio. Non è un libro di strategia militare, ma un testo molto documentato che definirei un manuale per i governi, utile per scatenare delle guerre dando la colpa ad altri.

Infatti, False Flag significa addebitare la responsabilità di un evento (attentato, sabotaggio, assassinio, ecc…) a chi non c’entra nulla. Lo scopo, molto spesso, è avere la scusa per contrattaccare o per dichiarare di essere stati attaccati per poi difendersi, spesso prendendosi più libertà di quelle necessarie, adottando varie motivazioni fasulle atte a sostenere la tesi.

Gli esempi sono innumerevoli e, per i puri di cuore, questo libro potrebbe essere definito eretico. È decisamente un’opera molto poco mainstream, ma la ricca bibliografia testimonia che il fatto di non essere compresa nel racconto quotidiano della stampa o dell’informazione in generale non ne sminuisce il valore.

Si scopre, si fa per dire, che la CIA ha organizzato centinaia di azioni in stati esteri per sobillare delle rivolte, per condizionare il corso della storia. Tutto questo è stato fatto per mantenere un dominio, una sfera di influenza. Chi volesse approfondire potrebbe semplicemente osservare con spirito critico le decisioni prese in questo preciso momento dai governi più potenti e domandarsi il perché di certe scelte.

Si scopre, sempre facendo finta di non saperlo, che la CIA ha delle responsabilità nell’omicidio Kennedy, il quale a sua volta l’aveva incaricata di portare avanti azioni “di disturbo” all’estero, approvandone, quindi, le azioni, anche criminali.

La CIA, il Mossad israeliano o i servizi segreti britannici che operavano in collaborazione con quelli pakistani e molti altri, andavano dove bisognava intervenire.

“Operavano” però non è la coniugazione più corretta, nemmeno la più attuale.

Si scopre, ma sempre perché noi lettori siamo ingenui, che spesso le azioni più infami venivano “affidate” a persone che avevano bisogno di soldi, a fanatici, a psicolabili, eventualmente da eliminare qualche tempo dopo ritenendoli responsabili, all’occorrenza, di un atroce attentato.

Questo modo di agire è tipico degli attentati di (presunta) matrice islamica attuati negli ultimi decenni, ma non solo. Alcuni di questi attentati sono stati spiegati in modo sbrigativo anche se il dubbio che le cose non siano andate come raccontato è più che legittimo… sempre che si voglia usare la parola “dubbio” e non la parola “certezza”. Questo perché è molto più facile dare la colpa a un nemico esterno che non a uno interno o, semplicemente, per non dover spiegare pratiche criminali messe in atto da governi legittimati dal voto popolare.

Molte operazioni sono state portate avanti per interrompere un processo di pace in atto o degli accordi che non stavano bene a certe nazioni del mondo, sempre per salvaguardare il proprio ruolo di potere nello scacchiere internazionale o per motivi miseramente economici, a discapito delle popolazioni ignare. Dunque vedremo delle false flag che arrivano con grande tempismo un minuto prima della firma di un trattato, o durante una tregua.

Di False Flag è piena anche la contemporaneità: si è visto con l’attentato al North Stream durante il conflitto russo-ucraino e se ne possono facilmente sospettare di ulteriori e aspettarsene di nuove. Per scoprirle basterebbe porsi la domanda: “a chi è convenuto provocare tale delitto?”. Di solito, si seguono i soldi perché non sono più gli ideali che muovono le guerre odierne, non più, e da molto tempo, o forse non lo sono mai stati.

Questo è un libro che farà arrabbiare chi crede devotamente al mainstream e rassegnare chi non gli ha mai creduto, ma è comunque un ottimo spunto per delle riflessioni che sfuggono troppo spesso al dibattito portato avanti da politici gretti che eseguono degli ordini solo per mantenere la propria rendita di posizione.

Il libro contiene delle storie da cui si potrebbero ricavare dei film, americani ovviamente, film horror, drammatici, che non avrebbero bisogno di alcuna aggiunta. Purtroppo è bastata la realtà.

Potrei concludere affermando che questo saggio sia anche molto tranquillizzante perché, sapendo come si comporta l’informazione (corrotta) a livello nazionale e internazionale, ci si potrà organizzare la vita in modo più sereno, sicuri che la strategia della tensione o del terrore è una messinscena per dominare le masse.

 

 

 

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