Erotismo come dinamismo. Tra carne e spirito

Articolo di Martino Ciano

Una forza motrice incontrollabile che sconquassa l’animo umano. Ecco a voi l’erotismo. Un movimento continuo dell’istinto e dell’animo, difficilmente calcolabile. Non facciamo un abuso se consideriamo l’erotismo come entropia, ossia, come grandezza che misura la confusione e il disordine. Nell’arte come nella letteratura, soprattutto nel secolo scorso, all’erotismo è stata assegnata la quarta dimensione.

Marcel Duchamp, padre del movimento artistico d’avanguardia detto Dadaismo, nelle sue opere gli dà un valore concettuale. Prendiamo ad esempio “Il grande vetro”, meglio conosciuto con il titolo, “La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, anche”. La donna è un grande motore che innesca il meccanismo erotico negli uomini, i quali a loro volta producono una sorta di gas, che torna a lei e che viene rimesso di nuovo in circolo. A simboleggiare questo andirivieni implacabile, impercettibile per l’occhio umano, ma governabile dall’istinto, quell’ “anche” che indica continuità. Una congiunzione che apre una frase, che solo lo spettatore può concludere come meglio crede. Ma questo lavoro è mentale e concettuale, ed esclude il mondo fisico. Non a caso ne “Il grande vetro” non ci sono figure, ma disegni stilizzati e tratteggiati. Il concetto è più forte della figura, la mente governa più dell’occhio.

Guardando alla letteratura possiamo citare l’esempio di Tommaso Landolfi, scrittore e poeta, riscoperto dopo la sua morte grazie all’interessamento di Italo Calvino, in cui la figura femminile è iniziazione erotica alla vita. Un’azione che possiamo riscontrare soprattutto nel romanzo, “La pietra lunare”, apparso nel 1939. Gurù, è la fanciulla – capra dai seni abbaglianti, che accompagna il protagonista in un altro mondo, che si muove quando gli altri dormono. Una stasi, quella del sonno, che rende gli uomini ignari.

Erotismo come guerra, come lotta dinamica e inarrestabile, tra opposti sentimenti dell’ego? Ecco a voi l’opera dissacrante di George Baselitz, “La grande notte nelle fogne”. Un adolescente che è simbolo dell’intero popolo germanico. Un fallo enorme tra le mani che è virilità, ma anche incapacità del tedesco di smettere di giocare alla guerra. Ma dall’erotismo ancestrale e sublime a quello volgare, popolare e sulla bocca di tutti, il passo è breve. Gli esempi maggiori ce li dà la Pop – art. Pensiamo ai collage di Richard Hamilton, dove i simboli erotici abbondano, tanto da diventare merce di scambio. La mercificazione dell’erotismo, dunque, diventa lussuria, ossia sovrabbondanza di eros e di immagini che stuzzicano in continuazione l’istinto. Ciò non blocca il dinamismo, ma dall’altra aumenta in modo esponenziale il grado entropico.

Chi meglio di tutti, a mio modo di vedere, tocca questo tasto è James Ballard nel suo libro “Crash” apparso nel 1973. Sesso perverso, come perversa è la penetrazione della macchina nell’uomo. Alienazione dell’essere, come alienante e confusionaria, è la percezione che abbiamo noi dell’erotismo, ormai sostituito da una mercificazione sessuale, che con sé porta un dinamismo malato. Anzi suicida.

Post correlati