Elogio all’inciviltà. Da un diario poco segreto
Articolo di Martino Ciano
Due pagine di diario prese a caso. La data non importa, gioie e dolori sono sempre attuali. Nella prima pagina si parla dell’inciviltà di agosto, di persone che fanno baccano dietro casa mia. Hanno disposto una lunga tavolata, hanno tenuto sveglio il quartiere fino alle due di notte. Donne e uomini hanno ruttato e imbastito discorsi con un accento sguaiato; adulti e bambini formavano una massa omogenea guidata da un unico cervello e un unico istinto. Quando è arrivato il dolce, forse un tiramisù, un ragazzo e una ragazza hanno cominciato a litigare: chi avrebbe dovuto avere la fetta più grande? Poi è intervenuto un uomo dalla voce austera, forse il capostipite, che ha chiuso tutto con un basta!
Rumori
Tintinnio di posate sui piatti, bocche piene che fanno discorsi impastati, denti che stridono, risate affogate. Squilla un rutto, una zuppiera cade e si rompe, volevo fare più spazio e invece ‘sto cazzo! Esclama una donna disperata, mentre gli altri continuano a mangiare e a ridere. Chi sono gli esclusi da questa felicità? Forse coloro che credono di essere migliori nelle loro case, nei loro letti, sui propri balconi? Perché non partecipare a questa ilarità, al sincero ritorno della semplicità che filosofi e civilizzati comuni mortali decantano ogni dì, lamentandosi della fatica quotidiana? Ogni uomo ha il suo status, la sua necessità; abbasso l’emancipazione se poi ha reso tutti guardinghi e timorosi d’esser bestie e d’esser cafoni. Sedici persone intorno al tavolo, sedici inquilini di una casa presa in affitto per un mese a cinquemila euro esentasse. Chi dorme sui materassini da mare, chi sui divani, chi sul dondolo, chi sulle brande allestite un po’ dovunque. Il capostipite ha fatto un accordo con il proprietario che possiamo riassumere così: hai accettato? Mo fatti i cazzi tuoi! E così è stato. Correva l’anno 2009. Ah, dimenticavo… i sedici non finirono la loro vacanza come da programma, perché dopo due giorni furono cacciati dal proprietario di casa, a causa di una violenta scazzottata tra quell’uomo e quella donna che si contendevano la fetta di dolce più grossa. A quanto pare c’era dell’altro.
Seconda pagina del diario
L’uomo con il tatuaggio della Madonna sul braccio, una delle tante esistenti nel panorama catto-carcerario, si avvicina a un ragazzo mingherlino che è appena sceso dalla sua bicicletta. Apprendo più tardi che viene soprannominato Calazzo. Non so cosa possa significare Calazzo, ma immagino che sia una di quelle condensazioni di significati di cui parla Freud in Psicologia della vita quotidiana. L’alterco tra i due verte su un panetto, non credo che sia qualcosa che derivi dalla panificazione; di sicuro sarà uno di quegli agglomerati da cui si ritagliano fogli squagliabili e fumabili. Calazzo spiega all’uomo con la Madonna sul braccio che c’è stato un equivoco e che lui non sa niente; l’uomo con la Madonna sul braccio non ci crede e inizia a gridare nel suo dialetto, per noi intraducibile. Tutto avviene tra i passanti, come se fosse normale. Calazzo dà uno schiaffo all’uomo con la Madonna sul braccio, che a sua volta lo prende per il collo e lo scaraventa a terra. Calazzo se ne sta fermo, sdraiato e impaurito, e quello tatuato si siede su di lui e lo prende a cazzotti… Uno, due, tre, quattro pugni, ma Calazzo resiste, porge le guance. Intorno c’è il fuggi fuggi, anche l’uomo con il tatuaggio se ne va soddisfatto. Calazzo è svelto a rialzarsi e a dileguarsi in un vicolo. Questo avveniva nell’estate del 2013. La scena si è consumata in due minuti, voi ne impiegherete di più per leggere il testo.
Elogio all’inciviltà
Sul mio diario c’è scritto solo questo: Elogio all’inciviltà, non mi vengono idee. Quando non c’è nulla da dire, quando si resta senza parole o già è stato detto tutto, o ci rendiamo conto che a nulla serviranno le nostre parole. Questa sera ho assistito all’ennesima conferenza stampa sulla fine della stagione estiva. Entro febbraio del prossimo anno ci saranno delle novità. Questa nota è del settembre 2019. Poi a febbraio 2020 è arrivato il Covid19 e tutte le “riforme” sono state rimandate per cause di forza maggiore.