Echi dal cuore. Mariangela Massara e la solitudine dell’EsserCi

Recensione di Martino Ciano. In copertina: “Echi dal cuore” di Mariangela Massara, Pellegrini, 2023
Un amore che finisce è come un lutto. Non c’è chi vince o chi perde, in un modo o nell’altro si è chiamati a espiare il dolore provocato dalla rottura. Mariangela Massara ce lo racconta con una scrittura che scava con delicatezza, trasformando tutto in possibilità di rinascita.
L’autrice praiese costruisce un viaggio che si divide tra terra e cuore, tra corpo e anima, seguendo itinerari diversi ma che portano alla medesima meta, ossia sé stessi. Tra queste pagine c’è un uomo che dialoga con la sua sofferenza, che elabora il lutto della rottura ricadendo nella sua intimità, tra le sue lacrime e tra i suoi ricordi. A un certo punto si addormenta, sprofonda in un luogo dimenticato, ritrovandosi in una zona in cui l’onirico e il simbolico si materializzano.
Cos’è l’amore? Un demone che libera o che incatena? È un’invenzione umana o è una forza oscura che governa l’Universo? Non c’è una risposta, solo ipotesi che hanno tutte dignità di esistere. Una cosa è certa, l’amore è un’esperienza collettiva, tutti prima o poi la attraversano. Proprio questo aspetto lo rende un argomento sempreverde sul quale mai si smetterà di disquisire.
La prima sensazione che si avverte subito dopo aver rotto una storia d’amore è la solitudine. Mille ci consoleranno, ma nessuno riuscirà a placare la nostra disperazione. Nessuno ride davanti a un amore giunto al capolinea, nessuno si sente appagato dalle giustificazioni o da parole di circostanza, perché la fine di una relazione è una brutale lacerazione.
Mariangela vive a Praia a Mare. Come tutti coloro che abitano in questo lembo di terra, sa che questi luoghi fanno innamorare e soprattutto sanno tradire. Tanto più si viene ammaliati, tanto più cocente è la delusione. E proprio in questo rapporto tra persone e ambiente, sempre ammantato di tensione, che si costruisce una relazione che non indaga solo l’amore, ma in particolar modo la solitudine.
Cosa resta quindi? Il ritorno alla Natura, intesa come luogo in cui si vivono esperienze incontaminate che azzerano bugiarde emancipazioni, tanto da riportare l’essere umano su quel percorso rieducativo in cui si riaffaccia l’assopito spirito di adattamento. Non è un caso che Mariangela dedichi alcune parti anche alla recente Pandemia da Covid19, che ha tanto spezzato quanto ricucito legami ancestrali reconditi.
Purtroppo, di quella esperienza abbiamo dimenticato tutto velocemente.