Ecce Homo, la felice crudeltà quotidiana

Articolo a cura di Martino Ciano – già pubblicato su Zona di Disagio

Come è leggiadra a volte la crudeltà. Come è soave. Come è semplice metterla in pratica. Lei è in noi e noi siamo per lei. L’amore è diverso, invece. Prima di dimostrarlo dobbiamo avvertirlo, ma anche quando lo percepiamo ci chiediamo se sia solo infatuazione. L’amore ci rende titubanti, ci riempie il cuore di dubbi anche quando siamo appagati. A primo acchito, le farfalle che sentiamo svolazzare nello stomaco ci sembrano corvi.

Cosa diversa la crudeltà, che invece ci travolge subito. Ci rapisce. È una sensazione comune a grandi e piccini, eppure, non vogliamo che qualcuno ce la attribuisca. No, ci arrabbiamo quando veniamo definiti crudeli. Eppure…

Ora guardo ai libri che ho letto. Quanti crudeli ritratti mi tornano alla mente.

Ecco, Suite francese di Irène Némirosvky, che rievoca in me l’immagine di quel prete che viene ucciso da quei bambini orfani che sta provando a trarre in salvo dalle bombe e dai nazisti. Attraversa con loro mezza Francia a piedi, insegna loro la fratellanza, ma finisce per essere ammazzato per gioco.

Ecco, La banalità del male di Hannah Arendtche parla del processo all’idiota Adolf Eichmann, che senza neanche accorgersene entrò tra le fila del partito nazista. Poi, inventò quel veloce ed efficiente sistema burocratico che in poche ore spogliava gli ebrei dei loro averi e li mandava nei campi di concentramento.

Ecco, L’apologetico di Tertulliano, scritto da quel burbero padre della Chiesa, che malediva i romani che mandavano a morte gli innocenti cristiani, colpevoli di predicare amore, pace e fratellanza. Ma allo stesso tempo, quello scrittore rabbioso, immaginava e pregustava le crudeli pene che Dio avrebbe inflitto a quegli iracondi adoratori di falsi idoli.

Ecco, Il libro contro la morte di Elias Canettiche in alcune pagine se la prende con Dio, reo di aver dato potere alla morte che tormenta l’uomo per tutta la vita; tant’è che proprio l’uomo ha imparato a servirsene, quasi volesse controllarla.

Ecco, infine, Le confessioni di Sant’Agostino, libro scritto da colui che prima di diventare Santo era un essere votato alla crudeltà. Si comportava con naturalezza, diffidando dell’amore. E proprio sulla scorta delle sue esperienze si pose questa domanda: se Dio, che è solo bontà, ha creato tutte le cose, da dove proviene il male? Una risposta la diede, o meglio, la fece intendere… il male è non-essere; è ciò che si percepisce come corrotto.

Ma chi è il felice corruttore quotidiano?

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