Le mie donne benedette e libere

Le mie donne benedette e libere

Racconto di Adalgisa Giannella. In foto un disegno di Mia Bandinu

Ma quanti rossi ci stavano nella capa sua?
Tanti, troppi, assai.
Rosso pazienza, rosso siccatura, rosso arrabbiatura, rosso paura, la paura – forse più amaranto – ma sempre rosso è!
Poi rosso sbandamento, rosso sopravvissuta, rosso ciliegino, il sugo preferito. Ve lo spiego.
Sugo di Dacia: quattro ciliegini dell’orto di zia Gelorma, uno spicchio d’aglio, origano, l’olio di Ciro o’stuorto, peperoncino dal vaso di Vicienza, nu pugn e spaghetti e gnam.
Non è finita!
Rosso calze rotte… strappate, rattoppate da Binbin la cinese su ginocchi e talloni, 50 centesimi.
Rosso fremito, il peggiore, quando si innamorava, mamma mia che brutto l’ammore!
Carezze e mazzate.

Rosso gatto, quello che s’era impadronito di casa sua dopo averla incontrata al porticciolo, senza denti e fintamente triste.
Pelo riccio, occhi giallo ginestra, coda discola.
Lo aveva chiamato Diavolo perché non metteva paura a nessuno e con un nome così si difendeva.
Diavolo l’aveva scelta per opportunismo e si era fiondato sul tozzo di pane inzuppato di latte per non lasciarla più.
A Fragulella piace il rosso, la perfezione, il colore del sangue.
Nessun colore la spiega così bene a lei.
Lo sapeva pure mamma Dacia che l’ha chiamata Fragulella prima di andarsene al lago e affondare come una rosa spennacchiata o spetalata, tra alghe e rupi.

Fragulella forse per le gote vermiglie, la bocchicella che s’attaccava al seno avida di latte, la panciotta macchiata attorno all’ombelico.
Tutto era stato rosso dalla prima ferita, dalla lapide in pietra rossa
“1940-1975” sulla tomba di Dacia, le botte prese in collegio dalle suore Sangue di Cristo, l’inganno del padre e dopo, quello di ogni uomo.
Rosso.
Dalle donne che canticchiavano Fragulella la puttanella, da una vita che scriveva di rosso ogni storia del dolore, ma pure della felicità.
L’ammore di Enzuccio, Tonino, Sauriello.

Il primo bicchiere di vino rosso a dodici anni, la notte di San Giovanni quando tutti pregano per spaccare i peccati e quelli schizzano fuori peggio dei fiori.
Il reggiseno tolto a tredici e lasciato appeso a un cancello, rosso pure quello.
Evviva il rosso del rossetto per incontrare Sauriello, farci l’ammore e sposarlo dopo le botte del padre per tornare a prendere botte dall’innamorato.
Rosso Chanel quel rossetto, che anziché piacergli, a Sauriello, lo disinnamorava.
Lo avevano garantito le commesse cinesi del Bistròparfum.

“Il rossetto giusto, quello che s’arrubba ogni bacio, la seduzione in pasta”.
Pagato tre euro, mancia di donna Gelorma per averle rassettato casa, stirato dodici camicie più quattordici pantaloni.
Fragulella si sposa Sauriello perché in pancia c’è suo figlio, ma lui già non la vuole.
Cerca femmine rosse che si vendono a qualche spicciolo, diavolesse fortunate pensa lei, passandosi l’acqua ossigenata sulle ferite, dato che a loro arrivano carezze e a lei bestemmie e cicatrici.
Ma scalpita Carminiello e vuole uscire prima del tempo dalla pancia di Fragulella e il sangue, rosso pure quello, a otto mesi di gestazione se ne viene sulle mutande troppo piccole per contenerlo.
Se la fa a piedi fino all’ospedale tenendosi la pancia e lasciando chiazze in strada che nessuno guarda tra lattine di birra e cicche di sigarette, fogli di giornale.

Nessuno guarda.
“Carminiello aspetta che mamma ce la fa! Porta pazienza che mi viene l’affanno e non ho forze e nessuno ci aiuta”.
Eccolo l’ospedale.
Ci sviene davanti a quella porta rossa e gialla che per quanto spinga non si apre.
“Mammina pensaci tu a noi! Daciuzza cara che volevi diventare nonna e non ce l’hai fatta, proteggici se no ci vediamo in Paradiso, tutti e tre.”
Pure la barella è rossa come una cometa sparata in trincea. Una stella sul lago. Un allucco\urlo d’ammore.
Sessantaquattro punti sul cesareo, ma nasce Carminiello ed è bello assai.
Il rosso della voce in mezzo al bianco delle mammelle, la fa stare bene.
Le insegnano a fare la mamma a Fragulella le infermiere amiche sue, da un giorno appena, perché Sauro non viene pure se mascolo lo voleva.

Da piccola ha fatto un voto.
Il figlio viene prima del padre e così sia.
Se scende da quel gradino, sparisce il rosso e torna sporca come prima e non lo vuole quel voto basso per Carminiello che con un bacio sorride.
Ogni mamma partorirà.
Allatterà.
Sposerà le paure.
La stessa avventura.
E la somiglianza?
Rosso sangue.
L’ammore.

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