Dominio e fallimento. Un discorso logico, ma non troppo

Dominio e fallimento. Un discorso logico, ma non troppo

Articolo a cura di Martino Ciano – già pubblicato su Zona di Disagio. In foto: Emanuele Severino (Oliynykyuri, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons)

Poiché la scienza è stata innalzata a contraddizione nell’interregno del dominio, mentre il dominio è schizofrenia della volontà di potenza che, a sua volta, tende a distruggere tutto ciò che è considerato immutabile, trovo giusto soffermarmi sul breve, ma intenso, Legge e Caso di Emanuele Severino.

Da sempre l’Occidente ha cercato di prevedere il divenire, ponendo come già dato e stabilito ciò che ancora non è e che, di conseguenza, potrebbe presentarsi come evento casuale che dal nulla irrompe nella quotidianità. Attraverso questo gioco di prestigio, la logica ha costituito il regno degli immutabili, ossia, gli Dei, le istituzioni divine, la segmentazione del tempo e la sua ciclicità, e sebbene questa spiegazione maccheronica serva a rendere di facile comprensione la questione, questo discorso risulterà ancora poco chiaro se non teniamo in considerazione che il tentativo dell’uomo di dominare il divenire è, soprattutto, un modo per dominare la morte, dietro cui si cela l’ignoto e l’atavica paura per il passaggio nell’aldilà, trapasso inteso come fuoriuscita dal Mondo e ritorno nel Nulla.

Proprio da qui dobbiamo partire, in quanto, tutta la disquisizione di Severino è incentrata sul nichilismo, inteso come processo logico-culturale che sancisce la nullificazione dell’Ente.

Se la scienza è verità, intesa come episteme, allora, ogni verità provata dal dato è certezza, e ogni certezza è conseguentemente un immutabile socialmente accettato anche quando si manifesta fallacemente. Ma ciò che per sua natura è fallace si dà in pasto a un cammino interpretativo che innesca il processo di distruzione del dato. Il dato quindi diventa quasi-verità parzialmente conoscibile solo attraverso l’ipotesi e la probabilità. Pertanto, la probabilità che qualcosa avvenga rinforza la potenza creatrice del nulla.

Ma come si può creare qualcosa dal nulla?

Ancora una volta siamo sul terreno di scontro della contraddizione, anzi, dell’aporia. E in questo procedere a tentoni tutto diventa imprevedibile, indeterminato e calcolato in base a una serie di probabilità che rende il nulla un caso, tradotto: ciò che ancora non è potrebbe generarsi dal nulla e modificare ciò che è e sempre sarà.

Qual è quindi la natura della scienza, intesa come dominio? Il dominio è esaltazione della tecnica, una tecnica svuotata del suo contenuto utilitaristico e infarcita, invece, di un cieco progressismo in cui la volontà di potenza rende impotente, quindi, fallace, ogni verità epistemologica.

Ma come può manifestarsi la verità in un Ente nullificato?

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