Diario di una prof: “I grandi coleotteri”

Diario di una prof: “I grandi coleotteri”

Racconto ed elaborazione grafica della foto di Daniela Grandinetti

Spesso nelle scuole ci sono quelli che io chiamo i grandi coleotteri, ovvero gli insegnanti coriacei la cui mission impossible è essere impermeabili. Usano un linguaggio forbito e hanno modi di fare ineccepibili. In una parola, hanno corazze che al confronto lo scudo di Goldrake era plastilina allo stato liquido. Ma, attenzione! Possono essere pericolosi.

Di solito questi grandi coleotteri – per motivi che qui non è il caso di analizzare – odiano i ragazzi su una scala che va da uno a dieci: più sono ambiziosi e/o frustrati, più li odiano. Agiscono in sordina e se prendono di mira qualcuno – di solito quelli più facilmente attaccabili – la preda è loro. Una volta che li hanno catturati, sventolano il regolamento (che peraltro conoscono a memoria) e nove volte su dieci hanno la meglio.

Ne ho incontrato uno particolarmente coriaceo anni fa in un istituto professionale di Firenze. Era a livelli patologici. Il ragazzo che aveva preso di mira era un rumeno biondino con gli occhi azzurri, molto arrogante. Frequentava la prima di una classe con indirizzo meccanico.

A me fanno sorridere quelli che dicono che non siamo psicologi o assistenti sociali (se è per questo neanche maghi). Insegnare valutare documentare. Documentare insegnare valutare. Il resto non è di nostra pertinenza. Quando però insegni in istituti professionali impari che è oggettivamente molto diverso che insegnare in percorsi liceali, dove se un ragazzo non è all’altezza magari gli consigli di cambiare scuola.

Nei professionali, e ormai anche in certi tecnici, dopo la scuola bisogna sapere che per molti ci sono lavori precari e malpagati, al limite dello sfruttamento, e/o la strada. C’è chi non sente questa responsabilità, chi si ritiene abbastanza professionista da non lasciarsi coinvolgere. I grandi coleotteri è facile appartengano a questa categoria di pensiero.

Nel caso di quel ragazzino rumeno che chiameremo Bastian Contrario la storia era la seguente: madre sfuggita a un padre violento approda in Italia per lavorare lasciando il figlio alla nonna. Appena le condizioni lo permettono il figlio la raggiunge in Italia, ma la madre intanto ha trovato un compagno e ci fa una figlia. Ebbene, anche quel compagno beve, non ha un lavoro e all’occorrenza alza volentieri le mani. Bastian Contrario si prende cura della sorella più piccola con attenzione amorevole (riferiscono fonti testimoniali) ma a scuola è ingestibile.

Ora, di grazia, voi non sareste neanche un po’ incazzati? Lui lo era e parecchio.

Nei casi di Bastian Contrario, se non si lavora sulla motivazione è una battaglia persa, non ci sono sospensioni, nozioni, provvedimenti disciplinari che tengano. Occorre una grande coesione del consiglio di classe, strategie comuni, che spesso per fortuna si trovano. Ma capita di imbattersi nel grande coleottero e dove voi aggiustate quello rompe, perché provocherà la reazione che desidera fino all’estremo. Lui in classe “quello” non ce lo vuole, e deve spuntarla, è una questione di principio.

Una volta l’esimio collega fiorentino, senza che Bastian Contrario proferisse parola, entrato in classe gli intimò di uscire. Lo mise dritto davanti alla porta per tutta l’ora e lì lo tenne. La volta dopo, quando ci riprovò, Bastian Contrario lo mandò a fanculo direttamente.

Inutile dire che quell’anno perdemmo Bastian Contrario, nonostante gli sforzi e i servizi sociali, perché l’esimio collega coleottero a norma di regolamento tanto fece che alla fine ebbe la meglio, e non poteva essere diversamente.

Per quanto i Bastian Contrari siano faticosi, ma faticosi da farvi dire chi me lo fa fare, i grandi coleotteri possono esserlo di più. Faticosi e fastidiosi. Loro svolazzano tra i corridoi, sibilando cose tipo:

“Sai che ha fatto oggi C.?”
“Ve l’avevo detto che V. è un delinquente!”
“Non è ammissibile farsi mettere i piedi in testa”

Tu sei lì che fai finta di ascoltare e vorresti dire che è a lui che metteresti volentieri la testa sotto i piedi, là dove dovrebbe stare…. ma devi stare attenta. Tacere. Il nemico ti ascolta. Intanto Bastian Contrario chissà dove sarà. Ogni anno ce n’è uno, dieci, cento, mille.

Non si sa mai che fine facciano.

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