Di generazione in generazione. Quarta e ultima parte di un discorso e di un incontro
Articolo di Martino Ciano
Sarà meglio riassumere perché questi tre ragazzi hanno detto tanto, troppo, e spesso bisogna trovare le parole giuste. Vero?
C’ho Netflix, risponde quello con la Terza Media. E tutti e tre ridono, ché la sera si avvicina e andranno a divertirsi da qualche parte agitando un cocktail annacquato, ché hanno i soldi solo per prenderne uno. Ni calamu qualcosa e poi sbariamu… E noi siamo i brò da chiazza, Signò; che poi la mettiamo la testa a posto, la mettiamo. Anch’io rido, non ho nulla da controbattere, non li rimprovero, non li bacchetto. Anche noi eravamo così: perfettamente spaesati, ufficialmente sfatti. Poi la testa a posto l’abbiamo messa, tant’è che ci mancano quei tempi di disperazione allegra, mentre naufragando come idioti ci puntavamo il dito l’uno contro l’altro, come a dire: siamo coglioni, ma ce la faremo; è tutto un gioco, noi siamo bambini capricciosi.
I tre ragazzi mi hanno salutato. La conversazione è finita lì. Intanto questo paese è rimasto immutato, immobile, privo di aspettative, privo di coraggio. Siamo figli di una società collusa a cui tutto va bene, fin troppo. No, nessuno si è salvato; tutto al più qualcuno se l’è cavata. I problemi sono rimasti gli stessi: la voglia di fuggire, di andare a morire altrove, il rimpianto, il rimorso, l’attesa e la speranza.
Cala la sera sul Golfo di Policastro. Uso il presente storico perché qui ogni sera si impossessa del cielo seguendo il solito copione. Tutti i tramonti ci donano un sospiro di sollievo e qualche speranza: attendevamo il miracolo all’epoca, ne attendiamo uno anche oggi. I tre ragazzi si sono allontanati in fretta, forse già non mi pensano più. Però mi hanno salutato.
Per loro sono stato un diversivo, un momento, un passatempo che si è sgretolato rapidamente. Stasera avranno le loro cose da fare. Un giorno, quando leggeranno questo articolo, neanche si riconosceranno… penso che sia un bene, certe cose è meglio non prenderle sul serio.