Una casta dopo l’altra. Tutto è possibile come in un romanzo

Una casta dopo l’altra. Tutto è possibile come in un romanzo

Articolo di Gattonero. In copertina: “La Casta” di Gian Antonio Stella e Stefano Rizzo, Bur Rizzoli, 2008

È un lungo racconto, risale al 2008, ma il suo contenuto non è mai stato in scadenza; anzi, si è aggiornato in continuazione arricchendosi di nuove aneddotiche, che quotidianamente i media e i social portano alla nostra attenzione.

È un romanzo! È un romanzo! È un romanzo! Questo deve essere il mantra ripetitivo di chi lo leggerà. Un romanzo, quindi il frutto della fantasia sbizzarrita dei due autori. Non è possibile leggerlo se prima non ci si mette nella posizione di chi crede alle fiabe e ai racconti del focolare. Il “romanzo” racconta di una miriade di personaggi che dal dopoguerra in poi hanno governato, ufficialmente e ufficiosamente, il barcone Italia, andato alla deriva subito dopo avere attraccato al porto della democrazia. Democrazia conquistata a suon di morti e di macerie, democrazia rinata dopo vergogne ed eroismi, tradimenti e sacrifici, miserie e furbizie.

Con queste premesse ci si sarebbe aspettata una sistemazione definitiva di tutto l’apparato che, dalle Presidenze della Repubblica, dai governanti, dai parlamentari finalmente democraticamente eletti, dagli operatori pubblici e privati, fino all’ultimo dei lavoratori, una volta raccolti i cocci di quello che fu avrebbero concorso a una ricostruzione che portasse a tutti, se non ricchezza, quantomeno un benessere diffuso, una serenità di vita che il recentissimo passato avevano fatto dimenticare.

In effetti, nell’immediato tutti gli italiani sopravvissuti a quel massacro si erano tirati su le maniche, erano tornati tutti (quasi) fratelli, coscienti o meno coscienti avevano partecipato all’agognata ricostruzione con uno spirito di nuovo civismo, via via diluito per scomparire del tutto non appena i due pasti al giorno e un riparo notturno avevano fatto intuire che il peggio stava passando.

Non più di una decina d’anni era durata la frenesia del ri-costruire, che pochi decenni dopo avrebbe spinto a un costruire sfrenato, oggi oggetto di precise attenzioni sollecitate da andamenti climatici cui vengono attribuite distruzioni e lutti, a malapena riconoscendo alla natura il diritto di fare il suo corso, ancora stentando a battersi il petto per le colpe umane che l’hanno voluta soggiogare, con cementi, deviazioni, coperture, ignoranza di elementari cognizioni di idraulica geologica.

In questo racconto ci sono tutti, ma proprio tutti, quelli che da allora occupano scranni, poltrone, sedie e seggioloni. Chi, dal tempo della stesura di questo testo, se ne è andato altrove (in paradiso, all’inferno, in purgatorio, comunque non più in Terra), qui risulta presente nel proprio procedere verso l’eternità.

In tutte le orazioni funebri, in riferimento a questi andati, spicca, per tutti, l’essere stati, nel corso delle loro presenze sul palcoscenico nazionale o locale, servitori dello Stato. Bene, da questo romanzo si evince che più che servitori dello Stato, furono servitori di se stessi, dei loro amici, dei famigliari, ma mai di chi li aveva eletti. E a questi si sono aggiunti i nuovi eletti, nuovi Epuloni che hanno subito preso atto dei loro diritti costituzionalmente garantiti, con gli stessi appetiti dei loro predecessori. E mentre i paria piangono sulle bollette, sulla giustizia, sulla sanità, sulla sicurezza, loro sono felici nella loro torre d’avorio, costruita in barba a tutte le leggi, alla logica, alla giustizia.

Una fantasia che galoppa lungo tutta la Penisola, scorrazza nelle isole; se parla di brutture al Nord, subito pareggia con le altrettante del Sud o del Centro. Non si salva nessuno da una mannaia che stronca; che dovrebbe stroncare un malaffare vergognoso, ormai impossibile da estirpare tanto si è incancrenito.

A suo tempo, all’uscita del tomo, la reazione immediata e più gettonata fu: libro demagogico, come demagogiche sono rappresentate tutte le notizie che toccano gli stupidamente definiti poteri forti.

Ecco, quando questi poteri forti chiedono, ieri come oggi e come domani, magari con gli occhi gonfi di lacrime, la partecipazione dei cittadini a sacrifici per salvare il salvabile di una Nazione che affonda, chi avrà letto questo libro risponderà, a ragion veduta, con una sonorissima lunga pernacchia che manco Totò. A costo di apparire nichilista, disfattista, qualunquista, demagogo; ma quanto letto è troppo, troppo, troppo estremamente negativo, impossibile da digerire.

È un romanzo, deve essere un romanzo! È assolutamente impossibile che esista al mondo una realtà del genere!

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