Destra sociale e gli echi del passato

Articolo di Enrico Esposito

La Destra ha attirato il voto dei ceti più toccati dalle terribili crisi del momento (guerra e fonti energetiche): non è né una novità né il risultato delle virtù demiurgiche della Meloni e compagnia. La questione sociale era già nel programma di Sannsepolcro, e cioè del fascismo della prima ora. Del resto il duce era da poco fuori dal partito socialista, ma c’è da pensare che molte delle istanze di quel partito avessero lasciato qualche traccia in molti dei suoi adepti. Nessuna meraviglia allora se il partito dei Fratelli d’Italia ha intercettato il voto degli scontenti e dei delusi.

La Sinistra aveva da tempo imboccato altre strade, fino a diventare sostenitrice di Draghi, ultimo esempio di finanziere prestato alla politica, animato da una visione neocapitalistica e neoliberista estrema. La Destra ha saputo convogliare dissenso e rabbia sociale specie di quella parte della popolazione che si ritiene defraudata e impoverita dalla globalizzazione prima e dalle lentezze europee nell’assumere decisioni a dir poco necessarie in questa fase, per proteggere e tutelare il potere d’acquisto di lavoratori e ceto medio.

Ma c’è un altro elemento da considerare: oggi parlare di ceti significa prendere atto che non sono solo due come un tempo, ma che all’interno di ciascun ceto si sono generate disuguagliane e differenze, per cui un’opzione interclassista (per usare un vecchio termine) era destinata ad avere la meglio sul piano elettorale. Si aggiunge in questi giorni la posizione che vuole Fratelli d’Italia finalmente inglobati nelle celebrazioni del 25aprile. Anche qui va ricordato che Mussolini nella primavera del 1945, vistosi perduto, richiamò i fascisti della prima ora, per risollevare le sorti del partito e del regime e chiamò alla segreteria Carlo Scorza, di origini calabresi ma stabilitosi da tempo in Toscana.

Lo stesso Scorza poi ebbe un comportamento ambiguo nella drammatica notte del Gran Consiglio conclusa con la sfiducia al duce. Ora nelle ultime fasi della Resistenza contro i nazifascisti c’erano anche fascisti dissidenti o esautorati anzi tempo, che affiancarono comunisti, socialisti, cattolici, liberali, monarchici. Per cui affermare che il 25aprile è la festa di tutti gli italiani, nessuno escluso è quanto auspicavano fin dall’inizio i partigiani. Che questo avvenga in attesa del governo della destra forse è un po’ sospettabile di strumentalizzazione, ma intanto è così.

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