Desiderio. Terza e ultima parte

Racconto di Giuseppe Gervasi. Illustrazioni di Sabrina Alì
Ultimo giorno di scuola, il ritorno a casa e i piccoli zainetti svuotati dai pesanti libri. Era un venerdì di Giugno e faceva veramente caldo. Il cielo e il mare si confondevano e in lontananza gli ombrelloni aperti sulla spiaggia, regalavano ai primi bagnanti la piacevole ombra.
“Senti papà, domenica andiamo al mare?”.
“Al mare?”, rispose papà quasi sorpreso.
“Non vi sembra troppo presto, c’è tutta l’estate davanti a noi”, disse papà.
“È tardi, altro che presto!”, frase che il piccolo Gabriele non avrebbe mai dovuto pronunciare. Matteo lo fulminò con un’occhiataccia e papà stranamente fece finta di non capire.
“Va bene, domenica al mare!”, ribadì papà incrociando lo sguardo felice della mamma che amava il mare quanto i suoi bambini. Matteo e Gabriele furbescamente frenarono l’entusiasmo e ringraziarono papà con un abbraccio.
Dopo pranzo corsero in magazzino per dare a Desiderio la bella notizia. Aprirono il congelatore e svegliarono il pupazzo di neve che stava dormendo.
“Ciao ragazzi, finalmente! Come va?”.
“Domenica vedrai il mare, sei contento?”, gli disse Matteo.
“Che bella notizia! Sono felice ma c’è un piccolo problema, non ho il costume!”, preoccupato Desiderio si rivolse ai bambini. “Tranquillo, ci ho pensato io!”, rispose Matteo. Dal solito scatolone colorato tirò fuori una cuffia azzurra, delle mutande ascellari di color azzurro e li diede a Desiderio.
“Prendi, domenica mattina dovrai indossare questo costume e poi attendere il nostro arrivo”. Gabriele gli diede una collana di perle finte che aveva trovato nel giardino ai piedi del pino nano e gli chiese di indossarla per dividere la testa dal pancione e renderlo più snello.
“Forza Gabriele, vai a prendere la pompa della bici che dobbiamo gonfiare il canotto. Domani pomeriggio lo appoggeremo sul portabagagli della macchina di papà”.
“Vado e torno in un attimo”, rispose Gabriele tutto contento.
“Mi raccomando Desiderio, non appena domenica mattina sentirai la nostra macchina partire, uscirai dal congelatore e ti nasconderai nel canotto. Avrai tutto il tempo perché papà deve attendere che il cancello, lento come una lumaca si apra”.
Desiderio gli strizzò l’occhio e salutò.
“Ci vediamo domenica”, disse il pupazzo di neve e si ritirò in quella casa di ghiaccio, la sua casa. Si era affezionato a quel vecchio congelatore e l’idea di non rivederlo più lo rendeva triste. Desiderio sapeva che il sole lo avrebbe sciolto e il pensiero volò dai suoi piccoli amici. Prese la penna e un foglio di carta che Gabriele gli aveva dato per segnare i giorni che mancavano all’arrivo dell’estate. Decise di scrivere una lettera che lasciò per terra in un angolo del congelatore. Nel frattempo Matteo e Gabriele gonfiarono il canotto e fecero rientro in casa.
Sabato mattina e i bambini nell’attesa del pomeriggio giocavano in giardino schizzandosi con il tubo dell’acqua, che mamma usava per annaffiare i fiori e gli alberi di frutta. Il pomeriggio presero il canotto, faticando non poco. Lo misero sul portabagagli ma furono costretti ad attendere il ritorno di papà, bisognava legarlo altrimenti l’avrebbero perso lungo la strada. Perdere il canotto interessava poco ai bimbi che pensavano soprattutto a Desiderio. Una caduta lo avrebbe ridotto in tanti piccoli cubetti di ghiaccio. Matteo, prima di rientrare andò verso il magazzino e lasciò la porta leggermente aperta per dare a Desiderio la possibilità di uscire il mattino seguente. Quella notte la luna era piena e Desiderio immerso nella sua luce si perse nei ricordi.
La domenica non tardò ad arrivare e i raggi del sole attraverso una tenda colorata, regalarono ai bambini che ancora dormivano i mille colori di un mondo fatato. Il risveglio fu magico e tutti seduti intorno al tavolo in cucina fecero colazione. Per la prima volta nessuno ebbe fretta o ansia di correre. La mamma preparò con cura dei tramezzini che sistemò in una borsa insieme all’acqua, alle mele e ad un pacchetto di biscotti al cioccolato. Indossarono i costumi, presero i teli da mare e il vecchio ombrellone, amico d’estate. Salirono in macchina e papà accese il motore, mentre il cancello si apriva si sentì un tonfo sopra il tetto dell’automobile. I bambini capirono che si trattava di Desiderio e si misero a ridere, immaginando la scena.
“La smetti di battere i pugni contro il vetro?”, disse Matteo a Gabriele, per non far capire nulla ai suoi genitori e mascherare il rumore che si era sentito dentro la macchina.
“Papà, perché non cammini più veloce?”, suggerì il piccolo Gabriele.
“Non avere fretta, pochi minuti e saremo sulla spiaggia”, rispose papà. Gabriele era preoccupato perché il sole batteva sopra il tetto della macchina e colpiva in pieno Desiderio che sicuramente stava soffrendo.
Erano quasi arrivati quando il passaggio a livello chiuso e il lento arrivo del treno spazzarono via ogni speranza. Quei minuti di attesa e quel piccolo treno di un solo vagone fecero sciogliere Desiderio.
Il canotto si riempì d’acqua e non appena la macchina ripartì si sentì il rumore che batteva ai suoi lati. I bambini compresero ciò che era successo e quando giunsero nel parcheggio vicino alla spiaggia scesero velocemente dalla macchina. Vedendo l’acqua uscire dal canotto capirono che il loro amico non c’era più. Solo un dubbio, dove era andato a finire il costume, la cuffia, i piatti, gli occhi, la collana di finte perle e tutto quello che avevano usato per vestirlo? Forse Desiderio era sceso dal canotto prima di sciogliersi del tutto. Ma nonostante il dubbio, Gabriele e Matteo con una scusa chiesero ai genitori di tornare a casa.
“Ho un forte mal di pancia!”, piangendo il piccolo Gabriele si rivolse alla sua mamma. Si rimisero in macchina e tornarono a casa. La porta del magazzino era aperta e anche il congelatore ma Desiderio non c’era. Matteo e Gabriele si allungarono dentro ma non videro nulla. Ad un certo punto un leggero soffio di vento fece sollevare un pezzetto di carta dal fondo del congelatore.
“Per i miei piccoli amichetti Matteo e Gabriele. Sono stato felice in questa piccola casa, ho dormito poco ma ho sognato tanto. Grazie a voi ho ascoltato gli uccelli cinguettare, ho visto il cielo, il mare, le stelle e la luna. Ho immaginato i vostri cibi semplicemente dagli odori, ho conosciuto il delicato profumo delle rose e dei mandarini del vostro giardino, dove sono nato. Ho camminato, sia pure a piccoli passi e ho sperato di fare un bagno al mare.
Non dovete essere tristi, un sogno può anche durare per sempre ed è questa la sua magia. E poi chi lo dice che la prossima estate io non riesca finalmente ad andare al mare insieme a voi? Vi ricordate la foto che vi ho chiesto di scattarmi? Con quell’immagine non appena in inverno la neve farà ritorno voi potrete realizzare un altro pupazzo di neve. Un nuovo amico o Desiderio, spero vogliate rivedermi”. In quel punto l’inchiostro della penna era sbiadito, il pianto di Desiderio bagnò la carta.
“Grazie di cuore piccoli amici, avete insegnato a voler bene ad un cuore di ghiaccio” e così la lettera si concluse. Matteo e Gabriele ripiegarono il foglio, staccarono la spina, chiusero il congelatore e la porta del magazzino. Diedero un ultimo sguardo al mare e ancora una volta ripensarono al loro amico di neve. Quella notte fu diversa dalle altre, i fratellini parlarono a lungo guardando la foto sorridente di Desiderio.
Andarono a dormire felici, l’inverno era lontano ma sarebbe tornato. Avrebbero atteso una nuova estate e vissuto un nuovo sogno insieme a Desiderio, il pupazzo di neve che non conosceva il mare…