Delirio immacolato. Un comandamento

Delirio immacolato. Un comandamento

Articolo e foto di Martino Ciano già pubblicato per Zona di Disagio

Il vento scuote un albero, la pioggia bagna l’asfalto, tu corri, non ti fermi e non cerchi riparo. Il viso bagnato, i lampi ti baciano, i tuoni ti chiamano ma tu non rispondi. Ogni tempesta è figlia di un orgasmo. Un dio eccitato seduce la natura servile, una sua carezza innesca la passione, la passione è morte, la vita è quiescenza. Benedette siano tutte le morti, maledette le vite senza resurrezione.

Tu corri e ogni metro percorso percuote le tue gambe. Sorridi, hai paura. Ridi, sei angosciato. Sei l’unica cosa che non si sottomette al temporale. Sai bene che Dio non crea, ma separa, un errore di interpretazione ha attribuito troppa potenza a un Padre celeste che dopotutto è solo un bambino che gioca con le costruzioni. Tu sei invece un uomo che segue la sua volontà, il desiderio di correre, di sfidare la natura, di imporsi agli occhi del cielo. Ma il cielo se ne fotte, sei nella sua indifferenza, che tu viva o muoia poco gli importa. Qualcuno ti sostituirà, qualcuno nascerà dopo di te, qualcuno vivrà meglio di te, qualcuno tra migliaia di anni, in mezzo allo stesso temporale, si troverà nella tua stessa situazione e non saprà di te e tu non saprai di lui.

Ora deliri. Una poesia ti viene declamata dall’anima. I suoi versi si compongono con lentezza, ti scorrono davanti agli occhi. Le dita delle tue mani tremano. Corri, ma sei in una poesia, in un brodo di emozioni. L’eccitazione dell’inguine, le gambe che non si fermano, sudore e acqua che si incontrano mentre tu pensi a quando sarai a casa… la casa che da bambino ti ha coccolato, ti ha salvato, in cui hai sentito gridare e ridere, in cui sei stato padrone e ospite, in cui non morirai perché te ne andrai per essere un solo corpo e una sola anima. Ma tu sai anche che a una certa età andrai alla ricerca di una casa in cui morire. Morire in casa è l’aspirazione degli uomini-giusti, ma nessun giusto ha mai avuto sembianze umane e per l’Universo indifferente la giustizia è una supplica che va necessariamente ignorata.

Così tu hai scelto di correre, di sfidare il vento e la pioggia nel giorno di un’Immacolata dal cielo plumbeo. Sei solo nell’amplesso del dio con la natura e questo risveglia il tuo complesso di Edipo. Corri e vai alla ricerca del padre da uccidere, ma qui non ci sono armi, puoi solo recitar-bestemmie, ma l’Universo è indifferente. E tu sgambetti, mentre un divino delirio sussurratoti da voci inconsce ti ha guidato fin davanti al cancello della tua casa.

Allenamento terminato. Ce l’hai fatta, ma l’Universo se ne fotte.    

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