Daniel Cundari, Il silenzio dopo l’amore, Ferrari editore
Recensione a cura di Martino Ciano – già pubblicata su Suddiario
Pensate a un uomo che non riesce più a dormire e immaginate i suoi pensieri, i suoi tormenti, le parole che si accavallano nella sua testa, le lettere che si uniscono e formano termini dal significato ambivalente, dopodiché, riportate alla mente una nottata che avete passato in bianco e immedesimatevi in questo autore calabrese che sperimentando l’assenza del sonno, ma non della stanchezza, lotta contro i suoi pensieri.
Dite la verità, anche voi avete vissuto un’esperienza simile, ma non avete mai avuto il coraggio di entrare e di bagnarvi in questo fiume di parole, tutt’al più, vi siete lasciati trascinare.
L’insonnia è causata da un eccesso di lucidità che a sua volta deriva dal terrore che proviamo nel momento in cui dobbiamo sprofondare coraggiosamente nel nostro inconscio. Non dormire equivale a fare i conti con il buio, con il silenzio e con una coscienza posseduta dalla follia.
Ma di quale follia ci parla Cundari?
Di quella che alimenta discorsi che stanno al di là della realtà. Sono dialoghi non sottomessi al politicamente corretto, composti da parole che si manifestano senza filtri o maschere. Insomma, durante i monologhi dell’insonnia ogni parola è logos e non mythos, ossia, non è edulcorata ma è espressione di un’intuizione che preannuncia la verità e che come tale si impone.
Ecco a voi Il silenzio dopo l’amore, libro che mai si arresta e che lascia respirare quel poco che basta per continuare a leggere. Cundari scrive un flusso di coscienza che non vuole arrestarsi e che prima di zittirsi porta a termine la sua vendetta, ossia, persuadere l’insonne. E sebbene in questo discorso notturno non ci sia sempre un senso, la forza di queste parole risiede proprio nella loro capacità di presentarsi senza veli, di essere pure, di essere comprese solo dalla coscienza. E proprio perché questo pensiero mai si arresta, esso è capace di catturare tutto, compreso l’insonne che cerca disperatamente il varco salvifico che lo conduca al sonno.
Daniel Cundari pone davanti ai nostri occhi un libro breve ma ricco di spunti di riflessione, capace di guidarci verso una deriva affollata da pensieri dispersi. E quella che può sembrare una divagazione diventa una interminabile poesia, in cui la parola si mostra chiaramente.