Ciò che non muta
Articolo di Ippolita Luzzo. Foto di Martino Ciano
Ciò che non muta nel continuo fluire. Certamente non muta il nostro continuo incessante interrogarci sul perché e sul per come le cose siano andate proprio in quel modo invece che in un altro, sul perché ci troviamo ora su questa strada che sembra non vada da nessuna parte. Come mai ci siamo finiti?
Un interrogarci lungo, continuo, stupito, con lo stesso identico stupore che da piccoli avevamo davanti ogni nostra scoperta. Ma guarda! non vedi? ma com’è possibile? com’è stato possibile? ed ora siam qui, come ci sono arrivata? come ci siamo arrivati? Ciò che non muta, non muta da secoli, da sempre, è il dialogo interiore con noi stessi, teorizzato e scritto dai nostri filosofi; da Socrate, vero? Conosci te stesso, ed i sofisti borbottavano già allora: “Ma cosa vuoi conoscere tu? porta pazienza, sappiamo noi bene che non è possibile!”. Nessuno li ascoltò mai.
Riprese Platone a parlarci d’amore, a riportare idee, il mito. Nella caverna stavano gli uomini, la conoscenza era solo illusione; vedevano lì, riflessi sui muri, ombre vaghe e loro prendevano per vero quel che vedevano… esattamente perfettamente come facciamo ora… prendiamo per vero un sogno, un legame, un’amicizia, una notizia del telegiornale! Ma siamo matti!
Ciò che non muta nel continuo fluire son proprio gli inganni, le fregature di chi si fida, di chi ci crede, di chi non sta sempre sul chi vive, attenta, pronta a schivare i colpi anche del suo più caro fratello, di un’amica, di un prossimo prossimo soltanto a parole. Anche questo non muta, così disse Hobbes: “Homo homini lupus”, lui lo diceva con grande affetto, senza voler proprio infierire, solo per dire: “Capito questo, poi, certo, noi possiamo parlarci, possiamo poetare, dipingere, cantare ed anche pregare perché non siamo lupi veri, siamo esseri umani… siamo meglio dei lupi, siamo peggio dei lupi, i lupi non hanno le nostre vette, nel bene e nel male, non hanno la fantasia…”
Anche questa non muta nel continuo fluire e noi tutti sogniamo un mondo migliore, un anno nuovo e tante promesse e noi tutti diciamo: “Domani chissà come sarà il nostro domani? Sicuro più bello, più roseo, perché la speranza non muore non ci abbandona mai”.
Ed anche essa non muta nel continuo fluire. Sarà per questo che ogni anno noi sempre più belli, sempre più giovani, sempre più convinti di essere giusti, brindiamo felici all’anno nuovo, pensando, erroneamente, di brindare al nuovo mentre stiamo solo festeggiando ciò che non muta nel nostro stupore, la gioia infinita di esserci ancora, di essere indenni ai fuochi incrociati degli ultimi giorni di un anno passato.