Controcanti. Quando il politicamente scorretto diventa pensiero attivo

Recensione di Martino Ciano al libro di Gianfrancesco Caputo, “Controcanti. Interventi scorretti dal terzo millennio”, edito da L’ArgoLibro edizioni.
I “controcanti” di Gianfrancesco Caputo sono schegge di una critica volontaria che non si nasconde mai dietro la maschera del pourparler. Non sono opinioni che scaturiscono dal malpancismo riottoso, ma intuizioni che nascono dalla lettura dei grandi pensatori del passato. I profeti della sciagura post-moderna non erano pessimisti per hobby, ma si affidavano alla lettura dei segni. Ogni cambiamento si palesa in piccole tracce che si manifestano nel tempo e nello spazio, in gesti chiari che sanno mutare il proprio significato grazie all’incapacità dei molti di recepire la primaria informazione contenuta in essi.
La materia dei brevi saggi raccolti nel libro di Gianfrancesco Caputo è la caduta dell’Occidente nel pensiero unico e debole. La prima constatazione da fare è che allo sfacelo si è arrivati con la partecipazione di tutti. A guidare la fine di ogni immutabile è stata l’indifferenza, a cui si è aggiunta la mancanza di coraggio. Non è stata una tendenza dettata solo dal potere dominante, ma una volontà comune che ha trovato nel menefreghismo il miglior alleato.
Nonostante i suoi mezzi, il potere non è mai qualcosa che vive al di sopra della società, ma che ha sempre bisogno del consenso e dell’approvazione della maggioranza. Una scelta collettiva è tale anche quando non viene chiesto un parere. Indifferenza e silenzio creano sempre il terreno fertile ai mutamenti. Caputo chiama in causa filosofi, scrittori, pensatori, teologi; mette tutti intorno a un tavolo e con loro discute, pone domande sulle loro opere, chiede consiglio. Influenzato dalla scomodità dei loro messaggi, lo scrittore campano non si lascia trasportare dal sentimentalismo, ma si fa lucido interprete delle loro idee.
Altro elemento importante, la critica di Caputo nasce dall’esperienza. Il suo pensiero non è frutto di un’analisi astratta che si muove per dogmi inculcati a suon di propaganda, ma è il risultato della ricerca e della vita vissuta e catturata nel proprio ambiente. Con uno stile votato alla divulgazione, Caputo non impone al lettore una strada, ma lo invita a guardarsi intorno e a non fidarsi di quell’unica direzione che la ricerca della felicità e il progresso impongono con un sorriso bonario.