Come essere vento. Daniele Aristarco e il racconto del D-Day
Recensione di Elisa Chiriano. In copertina: “Come essere vento. La giornata che mise fine alla guerra” di Daniele Aristarco, Mondadori Ragazzi, 2024
È una storia fatta di vento e di voci. È un romanzo formato da otto racconti e tutti, tranne uno, sono narrati in prima persona. È il tentativo, ben riuscito, di esaminare gli effetti della guerra sugli esseri umani, per ragionar di guerra e di pace, di sbarchi e di ripartenze, di ragazze e ragazzi di fronte alla Storia. È un modo per ricordare che, invece di inutili chiacchiere, sono necessari atteggiamenti concreti e quotidiani, volti alla costruzione della pace, parola “scivolosa”, usata e abusata spesso.
Come essere vento (pubblicato da Mondadori – Libri per Ragazzi, con copertina e illustrazioni di Eduardo Morciano) è anche la voglia di riscoprire quella forza antica, potentissima e viva, che chiamiamo resistenza, perché la guerra c’è stata e c’è, ma non è detto che sempre ci sarà. A ottanta anni dal D-Day, il giorno più lungo, che cambiò il mondo, Daniele Aristarco ripercorre le fasi di quella che fu la più potente azione militare condotta per terra, mare e aria e lo fa esplorando, indagando, scavando tra carte e vita, oltrepassando gli inciampi della memoria e della ricostruzione storica.
5 giugno 1944: il vento è furioso e porta burrasca. Nell’aria, che piega gli alberi e setaccia il mare, scende un volantino che avvisa dei prossimi bombardamenti alleati. Irène lo afferra e in sella alla sua bicicletta tenta una sfida contro il tempo per allertare la popolazione. Suo fratello Léon è partito in guerra per difendere la Francia. Ha subìto una sconfitta terribile, ma riesce a riparare in Gran Bretagna e a ritornare con lo sbarco e con i “berretti verdi”. Intanto, su entrambi i fronti, si preparano migliaia di ragazzi, come Johnny e Edmund.
6 giugno 1944: è il giorno (ma è ancora notte) dello sbarco in Normandia, il cui nome in codice è Overlord. Daniele Aristarco raccoglie i pensieri, le emozioni, le paure, le attese e le speranze di chi quelle pagine di Storia le ha vissute in prima persona. Attinge a una ricca documentazione storica e a fonti di vario tipo, attraverso percorsi non semplici e scardinando qualche antica certezza. Rende protagonisti personaggi reali e altri ispirati a figure realmente esistite, raccontando gli effetti della guerra sugli esseri umani. Esplora storie e luoghi e riesce a cogliere e descrivere gli attimi che precedono o seguono, ad esempio, gli “undici scatti memorabili” di Robert Capa.
Le storie di intrecciano e si alternano negli otto racconti. C’è Iréne, personaggio chiaramente ispirato a Simone Segouin, prima partigiana francese, e poi Arlette Varin, che ha dieci anni quando gli Alleati bombardano casa sua nei pressi della stazione ferroviaria di Lisieux, in Normandia. Ci sono le voci di chi è stato sfiorato o travolto, su fronti diversi, da quel vento che il 6 giugno del 1944 ha battuto le coste della Normandia.
Non mancano i riferimenti alle azioni di sabotaggio da parte della resistenza francese o le “trappole” e i tentativi per ostacolare l’arrivo degli Alleati. Gli “asparagi di Rommel” (pali alti e acuminati conficcati al suolo) e le zone fatte allagare per sventare l’attacco dall’alto non fermano i lanci, mentre i soldati raggiungono con estrema difficoltà le cinque zone di approdo: Utah, Omaha, Gold, Juno e Sword.
Nella lente di Robert Capa e nella penna di Ernest Hemingway e Martha Gellhorn la guerra sembra inafferrabile, come il vento. Restano colline di macerie. Sotto ci sono le vittime, sopra ci sono le stelle. Tra le vittime e le stelle, si muovono i sopravvissuti e i topi.
Come essere vento pone mille domande e alimenta la riflessione: a cosa pensa un soldato quando muore? in guerra esiste un tempo per l’amore? quali sono gli effetti della guerra sugli esseri umani? da quale angolo del cuore nasce la resistenza? a che cosa è servito lo sbarco in Normandia?
Come essere vento nutre su una sola certezza: la pace è un percorso possibile solo se fatto insieme, giorno dopo giorno, affinché, come il vento, possa finalmente “spazzare dissidi, violenze e contraddizioni”.