The Chemical Brothers: “The Devil is in the Beats”

Articolo di Giusi Sciortino. Foto in copertina: “The Chemical Brothers, live in Milano (Italy), 01/03/2005 “, autore Ddalledo, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
The Chemical Brothers sono un famoso duo musicale britannico formato da Tom Rowlands e Ed Simons che personalmente apprezzo molto. Hanno avuto un impatto significativo sulla scena della musica dance elettronica dagli anni ‘90 in poi con uno stile che spazia dal big beat all’house all’acid house. Non ho intenzione di fornire un’analisi prettamente musicale (non sarebbe nemmeno il mio campo), quanto di approfondire uno stimolo che mi è arrivato da un ascolto più attento dei loro testi.
Un elemento che ricorre spesso è la figura del diavolo riproposta pure dagli elementi scenografici negli spettacoli dal vivo, nulla di nuovo sotto il sole: il tema è stato spesso utilizzato in musica e letteratura per scopi metaforici data la ricca simbologia che lo rende adatto a rappresentare una gran varietà di concetti, come la tentazione, la ribellione, il conflitto tra bene e male, per esprimere conflitti interiori, ancora trattare temi sociali o semplicemente utilizzato per intrigare attraverso un senso di mistero.
Ovviamente, anche i musicisti, così come gli scrittori, si formano un immaginario peculiare a partire dal proprio vissuto o ispirandosi a modelli culturali di vario tipo, di natura colta o popolare; pertanto, l’uso di un simbolo così forte appare dettato più da questioni estetiche che spirituali.
Ma andiamo ai testi.
Nella canzone “The Golden Path”, la figura del diavolo d’ispirazione potrei dire faustiana (“As I walked along the supposed golden path / I was confronted by a mysterious specter”, “They said it was the devil and when he spoke His words flowed like glowing lava from the mouth of a volcano”) conferisce un’atmosfera inquietante che stride con la melodia scanzonata.
Un riferimento simile è presente in “Setting Sun”, canzone in cui The Chemical Brothers hanno collaborato con Noel Gallagher, il cui testo richiama immagini di forze maligne: “You’re the devil in me / I brought in from the cold / You said your body was young / But your mind was very old.”
In “Out of Control” sono presenti temi di perdita di controllo e suggestioni di una sorta di “potere oscuro” (in questo caso, come suggerito dal video ufficiale, sembrerebbe un potere molto terreno, causa e allo stesso tempo cura di mali sociali) che agisce con violenza provocando confusione.
Nel titolo stesso di “The Devil is in the Beats” la tematica è già chiaramente enunciata; il brevissimo testo “Music / A combination of sounds / With a view to beauty of form and expression of emotion” riporta al “beat” del titolo, ergo, il diavolo è nel ritmo, bisogna ricercarlo nella musica stessa, forma ed espressione dell’emozione. Il diavolo, quindi, rappresenta la parte istintiva e irrazionale dell’essere umano.
Anche “Come with Us” sembra alludere a una multipla entità maliarda e tentatrice che vuole condurre a sé: “Come with us / And leave your Earth behind / Bright and clear / We see the light / All universes at your side”.
In “The Test” il riferimento di nuovo esplicito del testo (“Devil came by this morning, / Said he had something to show me, / I was looking like I’d never seen a face before, / Here we go now lets slide in through the open door”), assieme all’atmosfera del video cupa e claustrofobica e alla musica straniante che prima di scivolare nel ritmo dance intona una specie di litania, ne fanno un ottimo ascolto per Halloween, da gustare indossando preferibilmente un travestimento ispirato alla creatura che sbuca dal cassonetto dell’immondizia e saltella nella città che fa da sfondo al video di “Midnight madness”.