Paul Celan, il poeta oscuro che pugnala le parole

Paul Celan, il poeta oscuro che pugnala le parole

Articolo di Nicola Vacca. Foto: particolare della copertina “Paul Celan, Poesie”, I meridiani, 2023, Mondadori

La notte del 20 aprile 1970 Paul Celan si toglie la vita gettandosi nelle acque della Senna, dal Ponte Mirabeau a Parigi. Muore così uno dei maggiori poeti di lingua tedesca che dalle parole ha sempre preteso l’azzardo più spinto del loro significare. A cinquantatré anni da allora, il poeta rumeno di origine ebraica ancora oggi impone la sua presenza sulla scena letteraria mondiale.

«Celan – scrive Andrea Zanzotto – rappresenta la realizzazione di ciò che non sembrava possibile: non solo scrivere poesia dopo Auschwitz ma scrivere ‘ dentro’ queste ceneri, arrivare a un’altra poesia piegando questo annichilimento assoluto, e pur rimanendo in certo modo nell’annichilimento. Celan attraversa questi spazi sprofondati con una forza e una dolcezza e un’asprezza senza paragoni».

Nella letteratura del secondo Novecento pesa come un macigno la presenza di Celan con la sua poesia oscura e nichilista, che si insinua nel pensiero poetante con una dirompente forza che tutto trascina. Il poeta che scava nelle parole per cercare nel dolore un nesso tra il linguaggio e il silenzio.

Mondadori finalmente rimanda in libreria il Meridiano (pubblicato per la prima volta nel 1998) dedicato al grande poeta e curato da Giuseppe Bevilacqua, che da tempo era introvabile. Nel volume si trova l’intero corpus poetico di Celan, costituito da nove raccolte, tutte presentate con testo tedesco a fronte.

Il mistero della poesia di Paul Celan affascinò Heidegger. Il filosofo tedesco fu rapito dall’ossessione delle parole tragiche di Celan, dalla deflagrante potenza dei suoi versi e dalla macchinazione abissale che ordiva il suo ragionamento.

Dall’orrore e dalla violenza della Storia di cui il poeta porta sul suo corpo i segni mortali, nasce la sua scrittura appuntita che non troverà mai pace. Ogni verso è una pietra scagliata nello sconforto dell’esistere, sono fulmini destinati a squarciare il cielo di un divenire difficile da comprendere, impossibile accettare per il poeta e soprattutto per l’uomo che ha vissuto portandosi addosso il peso di un abisso da cui è difficile liberarsi.

La sua opera è diventata un punto di riferimento, un classico della poesia moderna che è capace di leggere il disastro delle epoche. Celan è il poeta dell’abisso, l’uomo che attraversa il suo dolore con una letteratura disperata che non concede nessun alibi alla lingua che la esprime. Quel tuffo nella Senna è un evento fatale che si porta via insieme al poeta anche i misteri del suo inconscio e la sua ossessione di guardare in faccia il male che lo ha annientato.

Paul Celan, poeta dell’accadere e uomo di pensiero con il suo dire rarefatto è presente, si impone con tutta la forza dirompente del suo linguaggio, ancora oggi che lo leggiamo. Se si segue lo sviluppo della complessa opera poetica di Paul Celan, si intuisce che nel suo insieme essa forma una massa ancora largamente oscura e non del tutto penetrata.

Proprio in questo consiste il fascino della poesia di Celan e leggendolo ci si lascia rapire dalle suggestioni di un dicibile oscuro e dalle sue terribili ispezioni in quell’indicibile, in cui il poeta affronta i suoi demoni.

«Ci si chiede – scrive Giuseppe Bevilacqua nel lungo saggio introduttivo – se i nodi interpretativi, ancora irrisolti, potranno mai trovare una soluzione più o meno univoca; e se, in caso negativo, future generazioni saranno disposte ad assegnare alla poesia di Cela quel grado di esemplarità che contraddistingue appunto i classici, quegli autori che rappresentano un’epoca».

Davanti a Paul Celan, il poeta – enigma, il mistero della parola ad ogni lettura e frequentazione si fa sempre più fitto. La sua poesia ci squarta, il suo calvario di uomo in bilico sull’abisso del dolore spalanca le porte sull’inferno del vivere che ci riguarda tutti.

Una poesia che «non si impone ma si espone». Un coltello che si conficca nella carne, un sanguinare di parole che naufraga nel mare di un pensiero che non ha una via di fuga.

 

(Paul Celan, Poesie, I meridiani Mondadori, testo tedesco a fronte, pagine 1640, € 50,00)

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