Ho fondato la mia causa sul nulla e sulla pensione sociale

Ho fondato la mia causa sul nulla e sulla pensione sociale

Articolo di Martino Ciano. Foto di Pina Labanca

Quando ogni mattina mi reco al lavoro, intorno alle ore 7.30, mi piace osservare le facce pensierose di coloro che incrocio. Il risveglio non ha l’oro in bocca, ma un bottino di traumi. La nostra unica certezza è che ogni nuovo giorno ci consegna alla vanità delle opere e delle cose che produrremo. La ripetizione dei gesti, i sorrisi forzati, le giustificazioni per i nostri “buoni o cattivi umori”, ma anche la sopportazione delle isterie mattutine degli altri.

Eccitati o già stanchi, corde di violino o afflosciati… gli unici che al mattino non hanno necessità di giustificarsi sono gli insonni; per loro non c’è stata la migrazione delle idee da una notte a un giorno. Li invidio, perché da tempo sono preda del mio animo letargico che mi fa addormentare ovunque e a qualsiasi ora. Mentre i caffeinomani si ustionano le labbra con le tazzine di ceramica, sperando che quella roba li tiri su come aquiloni, l’odore dei deodoranti sparsi sotto le ascelle inaugura la vita del nuovo giorno.

Il sole dei giusti e dei cattivi, la pioggia dei buoni e dei malvagi, la bava alla bocca di chi vorrebbe parlare ma è ancora insonnolito, gli occhi fissi di coloro che perlustrano il vuoto e che in mente si ripetono “che cazzo mi sono alzato a fare”. E la causa per il nulla, ossia l’estrema lotta per andarsi a guadagnare il pane quotidiano, si prefigura davanti allo sguardo di chiunque… pensiamo già a quando poggeremo di nuovo il capo sul cuscino… squillano i telefoni e urlano i clacson, le porte delle scuole si sono appena spalancate, lungo il cielo scorrono fili di luce e nuvole che sembrano pezze di cotone; si rattoppano così i buchi lasciati dal sonno. Perché abbiamo tanto, troppo, sonno?

C’è una notte eterna nel cuore della nostra società purulenta, ricca di lifting, di povertà immaginaria, di emarginazione psicologica, di convalescenze dei sentimenti. Viviamo nella parte fortunata del mondo, qui abbiamo anche la possibilità di farci ammazzare dall’indifferenza e dalla ricerca dell’eccesso.

“Ho fondato la mia causa sul nulla”, scrisse Max Stirner nel suo “L’unico e la sua proprietà”. Ancora la sua opera anarchica mi esalta.

Allora ognuno insegue sé stesso e fugge via per evitare di arrivare in ritardo. Si sente come se l’immagine riflessa nello specchio nel quale si osserva iniziasse a muoversi per conto proprio… la testa è altrove e il corpo va nella direzione opposta; e la vita anche è una sostanza scissa, isterica, schizofrenica, matrigna. Chi ti ha dato la vita te la toglierà, così Dio ha regolato il mondo; proprio lui che ha creato gli uomini a sua “immagine e somiglianza” si è dimostrato narcisista, idolatra e vanitoso.

Ecco un atto di vero amore solo utile alla società: darsi un obiettivo, anche se tutto si fonda sul nulla… bisogna pur arrivare sani e salvi a fine giornata e, prima o poi, alla pensione sociale.

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