Meno male che ci sei tu

Articolo di Anonimo indagatore. In copertina foto di Martino Ciano
Meno male che ci sei tu, vecchio e caro amico albero. Sì, intendo proprio tu, albero con il tronco e le foglie che ciclicamente cadono. Meno male che ci sei tu perché, in questo angolo di mondo, gli umani sembrano ormai diventati tutti strani e impazziti. Meno male che ci sei tu a scandire quel tempo che non interessa a nessuno e che dai più vuole essere divorato in azioni che oltrepassano tappe dovute, sofferenze mai sopite, gioie mai godute. E gli altri che non hanno la fortuna che ho io, caro amico, vivono nella loro bruttezza e nelle loro angosce.
Le cose più intollerabili sono due: quest’ultimi non si rendono neanche conto di essere immersi in cotanta bruttezza e, addirittura, si sforzano per crearne altrettanta a chi vorrebbe vivere in un modo diverso. Vita liquida. E non c’è calma e non c’è pazienza, non c’è sfogo e non c’è dialogo, non c’è interesse e non c’è curiosità. Con la curiosità io ci convivo da sempre e la sento come il motore della mia vita, che mi spinge, come una giostra, in alto e in basso. Montagne russe altro che giostra.
Vecchio amico, me ne sono reso conto l’altra sera che al culmine della grandinata volevi girare l’angolo e renderti conto di quanto ti stessi raccontando, ma se solo potessi riuscirci, ti accorgeresti che è meglio restare lì, imprigionato in quel terreno che ti dà la possibilità di vivere. Sentiti fortunato, perché tu vivi; noi invece sopravviviamo… e anche a stento.
Ti ricordi quando ti raccontavo cosa i tuoi cugini sono costretti a vedere e a sentire nei pressi di un Viale, in quel periodo in cui tu doni frutti? I tuoi cugini si spezzano, cadono rovinosamente, si ammalano, sono costretti a subire cose che neanche immagini da bigotti, da gente agitata, gente ammaestrata, viziata, rilassata ma a tratti indaffarata, da quelli che sanno tutto e i soli benefici li ricevono da quelli che sanno niente.
Tu invece, come il gran re di corte, coccolato e protetto, di quante cose non ti rendi conto. Non ti ho raccontato dell’altra sera, di quando fiamme alte si specchiavano in quel lembo d’acqua di poche speranza, oppure di topi che si divertono ad addentare tronchi che sono diventati porte, finestre e quant’altro serve per soddisfare le inutili pretese di qualche depresso. Sicuramente anche tu risenti di questo clima sciacallo, impazzito tanto quanto chi è riuscito a renderlo tale, ma ti ho detto che devi sentirti fortunato, tu rivivi negli occhi di un illuso, di uno che sin da bambino sognava. E oggi continua a sognare.
Sogna comunità integrate, sogna il cibo per tutti, sogna l’ambiente sano. Li sogna e in parte s’impegna, s’impegna ma non abbastanza, ma intorno a me, anzi amico, intorno a noi, siamo al grado zero. Lo sai che vorrei bellezza intorno a noi. Ma ti devi sentire fortunato, perché sei il primo essere con cui consumo la mia prima e ultima sigaretta della giornata. Tu contribuisci a fare di me una persona migliore aiutandomi a non correre, a non essere affaccendato sull’inutile, ma anche a non essere un tantino sedentario e imprigionato come te.
Ora alziamoci e andiamo a sorbirci falsi sorrisi e grandi lezioni di vita, ma l’ho confidato a te che mentre ascolto sproloqui senza senso, rido dentro me, rido dal dispiacere; rido per pena; rido perché riesco a sconfiggere le mie incertezze e le mie insicurezze trasformandole in corazze, per difendermi da quelle bombe letali che hanno tentato di radermi al suolo; rido perché conosco parte della verità; rido perché ci credo sempre, ma rido perché posso anche alzare gli occhi al cielo e sorridendo dire a me stesso: non cambiare, sii sempre il solito sognatore illuso!