Carmen Ranfone. Persone andate a male. A&B Editrice

Carmen Ranfone. Persone andate a male. A&B Editrice

Recensione di Martino Ciano già pubblicato per Gli amanti dei libri

Quattordici racconti sull’assurdo. Così possiamo riassumere l’esordio di Carmen Ranfone, autrice della provincia di Salerno, ma che da anni vive a Rouen, in Francia. Una prosa tagliente accompagna il lettore in queste escursioni a volte intimiste, a volte pronte a mostrare gli sfuggenti particolari della quotidianità.

L’assurdo è l’arte dello smascherare la componente per nulla banale della consuetudine. Laddove ogni comportamento viene etichettato come volgare sottigliezza o ripetizione, lì bisogna ricercare gli aspetti più importanti del nostro modo di relazionarci con l’esistenza e con la realtà. La vita è una prova di forza? È un continuo braccio di ferro con la razionalità? A quanto pare, per l’autrice, la risposta è “sì” e ce lo dimostra in una serie di brevi racconti surreali, in cui gli uomini vanno a male, marcendo letteralmente, decomponendosi nello stesso modo in cui hanno provato a sovvertire l’ordine dell’ambiente circostante.

È un tribunale quello imbastito da Ranfone, in cui si giudica secondo la legge del “contrappasso”. E su questa metafora poggia la struttura dell’intero libro, tant’è che ogni racconto si lega concettualmente all’altro. Grottesca è la vita, ma lo è anche la morte. Bisogna saper scegliere tra l’una o l’altra, e non bisogna aver paura di schierarsi da una parte o dall’altra. Infatti, per quanto si possa reagire con comportamenti compulsivi o maniacali, resta sempre ben in vista una cosa: la contraddizione.

Persone andate a male è un libro di racconti contraddittori, di grigi presagi e di visioni colorate, di speranze accomodanti e di nichilistiche sobrietà. Non ci sono storie definitive, ma solo argomentazioni in divenire; non c’è la morale della favola, ma solo una voce che narra, che mostra, che spiega un avvenimento, che testimonia un passaggio di coscienza, che evoca un ricordo, che fa i conti con i “pro” e i “contro” e con le conseguenze che provocano.

Ma qual è la scelta giusta e quale quella sbagliata? Lasciamo al lettore il gusto della scoperta, come è giusto che sia.

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