Camilleri e la sicilianità

Camilleri e la sicilianità

Articolo di Sebastiano Impalà

Come non essere d’accordo con il Camilleri pensiero? Ho provato ad analizzare questa frase etico-filosofica del maestro di Porto Empedocle e trovo che la sua analisi sia perfetta e pertanto anch’io sono un “bastardo”.

Lo sono perché figlio di questa magnifica ed assolata terra, lo sono perché nei miei geni ci sono tracce greche, saracene, normanne, spagnole, con tutte le peculiarità relative a questi popoli invasori. Lo sono perché ho adattato il mio comportamento secondo gli eventi e parlando la mia lingua madre non uso mai il futuro ma un presente razionale e denso di significato.

Se dico “domani andrò” in dialetto suona così” dumani vaiu” per cui deduco che vivere alla giornata è stato lo stile di vita dei miei avi. Da questo nasce anche un linguaggio corporale e fonetico del tutto inusuale presso altri popoli e, tutto questo per fregare l’invasore, ridicolizzandolo per giunta. E, non è un caso, se nella mia terra siano nati geni letterari e non solo, alla stregua di Pirandello e Quasimodo, Brancati e Vittorini.

Musicisti come Battiato, scienziati come Majorana ed ancora Sciascia, Bufalino e donne meravigliose come la Torregrossa, Agnello Hornby. Poeti dialettali come Buttitta e Cattafi, cantastorie sanguigne come la Balestrieri e, non ultimo tu carissimo Andrea Camilleri. Chapeau!

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