Taccuino di un lunatico. Ivano Ciminari e la necessità del disagio
Recensione di Martino Ciano già pubblicata per Zona di Disagio. In copertina: “Taccuino di un lunatico” di Ivano Ciminari, Montag Editrice, 2023
È una stoica disperazione quella che Ivano Ciminari fa trasparire nei suoi versi. Non ha paura di nasconderla, non ha intenzione di tenerla per sé; sa invece vestirsi di rabbia e di disincanto, di amore e di una malinconia capace di indagare le ragioni della sconfitta.
Non è il grido di un perdente, ma la dichiarazione di indipendenza di chi sa attendere il suo momento, anche se questo momento non dovesse arrivare. Due gocce di vino bastano al poeta salernitano per descrivere l’oceano, così come il fumo di un sigaro sa mostrare i nembi che annunciano un temporale.
È poesia impenitente questa, composta da bestemmie sparate non all’indirizzo di dei o demiurghi, ma di uomini che disprezzano il loro libero arbitrio e la loro ragion di esistere. Che sia rivolta quotidiana o rivoluzione sorretta da grandi teorie, tra queste parole non ci sono aggettivi, ma sensazioni rubate all’attimo, capaci di testimoniare il passaggio di un’anima che non vuole più dare asilo al proprio disagio.
Non è la violenza del linguaggio che impressiona. Anzi, leggendo questi versi si nota con quanta delicatezza si possa parlare dell’inquietudine disturbante che fa da cornice a una presa di posizione eretica verso tutto ciò che ci circonda. Non è neanche un vomito di malessere questo di Ciminari, l’obiettivo è infatti mettere a nudo quella forza persuasiva che rende tutti noi felici burattini nelle mani del non senso.
È dotata di una forza dirompente la sua poesia, che non schiaccia, non uccide, non implode, ma chiama il lettore a una profonda riflessione. Sa quindi di lezione civica, senza fronzoli politicamente corretti perché tutto ciò che non è detto con chiarezza, non ha valore. Non è una scrittura illibata, sarebbe ridicolo edulcorare la sofferenza, la solitudine, la marginalità; lasciamo questi sfizi a chi non si siede con gli ultimi, ma fa uso delle belle parole solo durante le prediche.
“Taccuino di un lunatico” è un gioco di sensazioni rapite dal proprio luogo ideale con l’intento di evocare l’attuale che viene spacciato per “tematica sociale”. È il racconto in versi di un fatale incontro con il disagio e, come scrive Nicola Vacca nella sua prefazione, “il poeta (Ciminari) davanti alle parole non cerca una via di fuga, ma il modo per affrontare la vita con il coraggio delle sue idee”.